“Ben venga ogni iniziativa parlamentare finalizzata a individuare ulteriori fonti di finanziamento, quale ad esempio dalla tassazione del gioco online, approvata in relazione all’atto del Senato di delega del Governo per la riforma fiscale, che individua nell’ambito della futura attuazione della delega di cui all’articolo 13 un possibile incremento derivante dall’aumento dei canoni di concessione per il gioco online”. Lo ha dichiarato Il ministro della Salute Orazio Schillaci rispondendo ad una interrogazione in Senato.

“Quanto ai parametri per valutare il giusto livello di finanziamento del Servizio sanitario nazionale, sento comunque di dover precisare che in ogni caso l’incidenza sul PIL è un indicatore ambiguo perché, essendo un rapporto, dipende anche dall’andamento del PIL stesso. Infatti quando si parla della necessità di portare la percentuale del finanziamento corrente sopra il 7 per cento del PIL, come è accaduto nel 2020, occorre anche tener conto che in quell’anno il prodotto interno lordo nazionale era crollato di sei punti percentuali, salvo poi risalire negli anni successivi che hanno visto quindi diminuire l’incidenza del finanziamento corrente”, ha aggiunto.

Nella interrogazione il senatore di FdI Zaffini chiedeva al Ministro in merito a “come riportato da numerosi organi di stampa, il finanziamento pubblico al Servizio sanitario nazionale è stato decurtato, negli anni 2010-2019 in valore assoluto, di oltre 37 miliardi di euro, dei quali circa 25 miliardi nel 2010-2015 per tagli conseguenti a varie leggi di bilancio e oltre 12 miliardi nel 2015-2019, quando alla salute sono state destinate meno risorse di quelle programmate per esigenze di finanza pubblica.

In particolare, il finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard ha addirittura, negli anni dal 2012 al 2019, visto decrementi annui pari a: 0,89 per cento nel 2013, 0,195 nel 2015 e incrementi di appena lo 0,73 per cento nel 2018 e lo 0,94 per cento nel 2019. Le successive leggi di bilancio, dal 2019 al 2022, hanno previsto un aumento del fabbisogno del Servizio sanitario nazionale, ma possono essere considerati “bilanci di guerra” dal momento che si sono dovuti fronteggiare i costi dovuti dall’emergenza epidemiologica da Covid-19.

Considerato che la legge di bilancio per il 2023 – la prima del Governo Meloni – ha previsto un importante incremento del Fondo sanitario nazionale, inedito per gli anni precedenti: in particolare il comma 535 dell’articolo 1 della legge n. 197 del 2022 ha disposto che il finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato sia incrementato di 2,15 miliardi di euro per l’anno 2023, 2,3 miliardi di euro per l’anno 2024 e 2,6 miliardi di euro a decorrere dall’anno 2025; per l’anno 2023, l’articolo 8 del decreto-legge n. 34 del 2023, convertito dalla legge n. 56 del 2023, ha ulteriormente finanziato per 1,085 miliardi di euro il Fondo sanitario nazionale, per far fronte alla problematica del payback dei dispositivi medici, com’è noto consegnataci dal precedente Governo. Di fatto, Ministro, solo per l’anno 2023 si è registrato un inedito incremento del Fondo sanitario nazionale di oltre 3 miliardi di euro.

Signor Ministro, nonostante la grave situazione pregressa descritta e nonostante le oggettive difficoltà economiche, dovute alla crisi energetica, alla guerra russo-ucraina, all’aumento di costi delle materie prime, questo Governo ha aumentato le risorse destinate alla salute. Si ritiene, tuttavia, necessario realizzare ulteriori innovativi e maggiori interventi, per raggiungere un valore di finanziamento del FSN rispondente all’effettiva domanda di salute del nostro Paese.

Si chiede, quindi, di sapere quali ulteriori fonti di finanziamento il Ministro in indirizzo abbia in programma di proporre rispetto al redigendo bilancio dello Stato 2024-2026, aumentandone – come si auspica – il finanziamento complessivo in valore assoluto, oltre alle classiche forme di finanziamento, come previsto peraltro nell’ordine del giorno approvato in relazione all’atto Senato 797, di delega al Governo per la riforma fiscale”.

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