“Oggi, con questa interpellanza, cerchiamo di capire e di valutare nella maniera più sobria possibile, visto che si parla di un problema enorme in termini di addiction, ossia di dipendenza, quindi la sobrietà dovrebbe essere il minimo sindacale che muove i decisori politici, il Governo e il Parlamento, in particolare la maggioranza. Si sta parlando di una addiction. Lo voglio ricordare, la parola addiction non significa addizione, deriva dal latino addictus, cioè un soggetto che era libero e che poi è diventato schiavo. Quindi, il termine addiction dà proprio l’idea di un fenomeno particolarmente serio e grave, che non consente libertà. Però, i latini erano molto più pragmatici di quanto si possa pensare e il riferimento è a colui che era libero, ma poi diventa schiavo: l’addictus era colui che diventava schiavo perché non era stato capace di onorare un debito nei confronti del proprio creditore. Quindi, la parola addiction dà un’idea importante, da questo punto di vista, per la quale, rispetto ai fenomeni che riguardano le dipendenze, nessuno di noi può considerarsi al riparo. Cosa vuol dire? Vuol dire che siamo tutti liberi, la possibilità di scegliere c’è, ma, una volta che si sviluppa un problema, questa possibilità viene meno. Ci sono numerosissime valutazioni, anche di tipo clinico, di neuroimaging sull’encefalo, sul cervello, che dimostrano che ci sono questi aspetti. Proprio perché si nasce liberi, il nostro compito è cercare di mantenerci liberi. Il nostro compito istituzionale, in qualità di decisori politici, dovrebbe essere questo, ossia la capacità di mantenere la libertà dell’individuo, anche avvisandolo con informazioni adeguate, senza sotterfugi, senza mistificazioni. Noi dovremmo essere capaci, come decisori politici, di dare un segnale di non ambivalenza su questi temi”.

E’ quanto dichiarato dal deputato M5S, Andrea Quartini (nella foto), durante l’illustrazione in Aula alla Camera dell’interpellanza urgente a sua prima firma con cui si chiedeva “quali iniziative di competenza i Ministri interpellati intendano intraprendere per assicurare, attraverso successivi provvedimenti, l’adempimento da parte dello Stato del dovere, costituzionalmente protetto, di tutela della salute, salvaguardando le competenze specifiche del Ministero della salute, il ruolo indipendente dell’Osservatorio sull’azzardo nonché le funzioni dei comuni e delle regioni, rafforzando altresì il divieto di promozione pubblicitaria del gioco d’azzardo e contrastando l’impoverimento sociale ed economico della popolazione”.

“Detto questo, quando si parla di gioco d’azzardo, si parla di una contraddizione in termini, perché l’azzardo non andrebbe considerato un gioco. L’azzardo è azzardo. Qui c’è una truffa semantica, quando si parla di gioco d’azzardo. È una piaga importante: sono almeno 18 milioni le persone che azzardano; oltre 5 milioni nel nostro Paese sono i giocatori cosiddetti abitudinari, definibili anche come soggetti particolarmente a rischio; e sono circa 1 milione e mezzo i giocatori problematici. Quindi – ha proseguito Quartini -, abbiamo un’area assolutamente straordinaria come dimensione del fenomeno. È un’area che ci deve preoccupare. Pensate che circa l’80 per cento della spesa totale per il gioco (si intende il giocato e non la spesa, che è data dal giocato meno le vincite, ndr) ammonta – pensiamo alle dimensioni di questo aspetto – a 136 miliardi di euro ogni anno. Ripeto, ammonta a 136 miliardi di euro ogni anno. È l’impresa non produttiva più grande che abbiamo in questo Paese. E dove pesa questo 80 per cento? Proprio sui giocatori abitudinari, quelli a rischio, e sui giocatori problematici. Sono cifre da capogiro. È una cosa incredibile e dopo la pandemia crescono in maniera assolutamente incessante.

Ovviamente, è un mercato significativo che fa gola a molte organizzazioni criminali. Abbiamo visto nelle Commissioni antimafia, nelle relazioni quanto le organizzazioni criminali si infiltrino e usino addirittura il cosiddetto – altra truffa semantica – “gioco lecito” per aggirare l’ostacolo che il gioco d’azzardo è proibito, perché causa problemi di ordine pubblico. Le organizzazioni criminali – ha aggiunto il deputato – usano i canali del gioco lecito per il riciclaggio di denaro sporco ed altri sporchi affari. Tra i dati più preoccupanti, naturalmente, in questa fase, noi abbiamo quello dell’impatto che l’azzardo può avere sui giovani. E questo fenomeno sta avendo dimensioni molto preoccupanti. Si stima che il 29 per cento degli studenti minorenni abbia azzardato almeno una volta all’anno nei cosiddetti giochi leciti, il 3,5 per cento è costituito da giocatori a rischio e il 3 per cento è rappresentato da giocatori già problematici. Si sta parlando del nostro futuro di Paese, si sta parlando dei nostri giovani. Il costo sociale di questo fenomeno è enorme ed è tutto sulle spalle delle famiglie, degli enti locali e dei sindaci. Sul gioco online abbiamo dati ancora più preoccupanti. L’Istituto superiore di sanità osserva che, tra i giocatori online, la percentuale di giocatori senza problemi si dimezza, rispetto al gioco in presenza, dal 75 al 34 per cento, a favore degli altri profili di rischio. Di particolare interesse è il fatto che i giocatori problematici, nel gioco online, salgono dal 7,3 per cento del totale dei giocatori al 25 per cento; così come la percentuale dei giocatori a rischio, che passa dal 6 e 9 per cento al 20 per cento. I giochi online si giocano soprattutto su tablet, PC, smartphone, e sappiamo che sullo smartphone il volume di attività, per circa l’80 per cento, riguarda essenzialmente i giovani. Addirittura, ci sono sollecitazioni ad abituarsi a giocare anche per i minori: pensiamo che ci sono 2.000 App basate sull’idea del gioco in cui si vincono piccoli premi, dai lecca-lecca ai luna park, con suoni seduttivi e i bambini sono molto ricettivi a questi; su 2.000 App, 9 sono indicate per i bambini. Si abbassa, quindi, la percezione del rischio e anche i bambini si coinvolgono in un percorso di avviamento a una sorta di azzardo di massa. Questo aspetto deve essere assolutamente preso in considerazione.

Di recente – ha ricordato Quartini -, è stato approvato un atto del Governo in materia di riordino del settore dei giochi, a partire da quelli a distanza, che è oggetto di questa interpellanza. Questo provvedimento non reca assolutamente disposizioni coerenti e adeguate al rispetto degli obiettivi di tutela dei soggetti vulnerabili e alla prevenzione dei disturbi da gioco d’azzardo, poiché introduce una serie di misure che, di fatto, accresce il potere e il profitto dei concessionari privati, inibendo i sistemi di controllo sulla crescita del mercato, sui rischi e sui fenomeni negativi sul piano sanitario, sociale e pedagogico. Ci sono alcuni pericoli già insiti nello stesso titolo, perché scegliere le parole “riordino del gioco”, in termini di condizionamento psicologico – e non solo -, significa quasi normalizzare l’azzardo, che è vietato ai minori e individuato chiaramente nell’ordinamento come un fattore di rischio per l’ordine pubblico, la salute e il benessere psicologico, e assimilarlo ai giochi veri e propri, che sono invece indispensabili per la crescita dei più giovani. Quello che deriva da un atteggiamento culturale di questo tipo, che non pone un’attenzione o un alert particolare sul gioco d’azzardo, è un abbassamento della percezione del rischio, Presidente, e, sul piano del mercato, un aumento dell’esposizione al rischio e al disturbo da gioco d’azzardo. Allora, il risultato che si corre con questa marcia indietro rispetto anche alle normative precedenti, che prevedevano una stretta anche rispetto alla possibilità di pubblicizzare i giochi d’azzardo, è l’aumento dei profitti da good company per i privati, mentre i costi economici e sociali, spesso inestimabili, saranno fatti pagare alla collettività, con una sorta di bad company che, al di là di ogni considerazione di tipo etico, rappresenta anche un peso e un danno patrimoniale per l’erario.

“Credo che in nessun caso – ha evidenziato il deputato – l’ipotesi della reintroduzione di un sistema di promozione pubblicitaria del gioco d’azzardo possa essere coerente con l’esigenza di tutela dei soggetti più vulnerabili, ma che anzi costituisca una violazione dei doveri di tutela della popolazione e dei suoi diritti da parte delle istituzioni. Del resto, nello stesso decreto, c’è una sorta di smantellamento rispetto alle possibilità di controllo e di intervento da parte dei comuni e delle regioni nella stesura di leggi e delibere a tutela dei cittadini, questo nonostante siano proprio comuni e regioni più vicini alle manifestazioni territoriali del fenomeno e i primi toccati dai danni che questo fenomeno dell’azzardo causa. Appare, altresì, Presidente, una scelta sbagliata, direi scellerata, quella di smantellare, di fatto, un organo di monitoraggio e consultazione come l’Osservatorio sull’azzardo, costituito presso il Ministero della Salute, che è sostituito da una Consulta permanente dei giochi pubblici ammessi in Italia – si parla di nuovo di “giochi pubblici ammessi in Italia” -, nella quale compaiono i soggetti privati, in palese conflitto di interessi. Credo che questo sia un caso unico nel panorama degli organi analoghi. Infine – e me ne duole – ciò che resta della funzione pubblica di tutela della salute del giocatore è una vocazione, in ordine a questo aspetto, del Ministero dell’Economia e delle finanze, una distorsione funzionale, considerato che l’impatto e i costi di quanto disposto da questo decreto ricadranno comunque sul Servizio sanitario nazionale.

Allora, in questa logica, l’interpellanza chiede al Ministro quali strategie il Ministero della Salute intenda adottare per impedire che il gioco d’azzardo sia reso oggetto di promozione pubblicitaria; cosa intenda fare per riequilibrare i poteri dello Stato in tema di tutela dei beni costituzionalmente protetti rispetto al ruolo dei gestori privati; come intenda impedire lo smantellamento dell’Osservatorio sull’azzardo, ovvero l’adulterazione della sua specifica struttura e funzione istituzionale e come intenda assicurare ai comuni e alle regioni la possibilità di controllo e intervento attraverso le regolamentazioni locali volte a tutelare la salute dei cittadini. Infine, chiede cosa intenda fare per salvaguardare le competenze del Ministero della Salute in materia di gioco d’azzardo patologico e per impedire il rafforzamento del ruolo e dei profitti da good company dei privati e l’impoverimento sociale ed economico della popolazione, già ora soggetta a rischio usura per l’aumentato costo dei mutui e il caro inflazione”, ha conlcuso Quartini.

In seguito alla risposta del Sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, Quartini ha aggiunto: “Grazie, Sottosegretario, della risposta rispetto alla quale non possiamo assolutamente essere soddisfatti perché, visto che si parla di gioco, quello che è passato è un gioco sporco, sotto tutti i punti di vista, soprattutto quello della prevenzione e della possibilità di incrementare consapevolezza e percezione del rischio rispetto a una piaga sociale che è di dimensioni gigantesche. Non è assolutamente accettabile questo aspetto in termini generali. Altro aspetto che non è assolutamente soddisfacente è l’abdicazione, di fatto, da parte del Ministero della salute a un ruolo fondamentale che aveva. Anche questo non è accettabile e di questo, Presidente mi consenta, me ne duole in maniera particolare, perché avevo sollevato il problema anche con il Presidente Fontana a cui chiedevo perché, su un problema così significativo, una piaga sociale così importante, di dimensioni gigantesche, Presidente, perché io prima quando ho parlato dei 18 milioni di giocatori, dei 5 milioni e rotti di giocatori problematici, del milione e mezzo di giocatori d’azzardo problematici in termini significativi e patologici, quando ho dato questi numeri non ho detto che c’è un moltiplicatore di questi numeri e in tutti gli studi internazionali questo moltiplicatore vale circa 6. Cosa vuol dire vale circa 6? Vuol dire – e in questo decreto, purtroppo si ripete questo tipo di atteggiamento – che noi non ci si dovrebbe preoccupare esclusivamente della salute del giocatore, ma del giocatore moltiplicato per 6, il che vuol dire tutta la sua famiglia e tutte le sue relazioni significative, che nel vortice dell’azzardo si ritrovano a essere coinvolti. Un moltiplicatore incredibile, che se noi ci si riferisse soltanto al milione e mezzo, si parla di almeno 9 milioni di cittadini che sono coinvolti. Non si può trascurare un’importanza di questo tipo e non considerare l’importanza che fosse valutato questo decreto almeno anche nel contesto della Commissione affari sociali, che è quella deputata a garantire il diritto costituzionale alla salute. Non c’è stato un approfondimento, Presidente, purtroppo, la risposta che il Presidente Fontana ha dato è assolutamente insoddisfacente. Addirittura ha detto che, sostanzialmente, le limitate disposizioni dello schema di decreto riconducibili alla Commissione, 3 articoli, non erano tali da consentire l’assegnazione congiunta. Se non si può fare l’assegnazione congiunta in questo Parlamento rispetto a un problema che riguarda, da un punto di vista di salute, al minimo 6 milioni di persone, perché io ho parlato solo dei giocatori patologici, senza trascurare tutto il resto. Evidentemente, significa che per il parere del Presidente della Camera il tema della salute è marginale rispetto alle entrate erariali. Evidentemente, la Corte dei conti, che era di diverso avviso, sbaglia perché nel dicembre del 2021 ha sostanzialmente ribadito che le finalità di tutela sociale e di tutela della salute sono sovraordinate al gettito erariale. Spostandoci nella realtà tragica del fenomeno, Presidente, quello che colpisce duramente i cittadini lo ignora solo il Presidente della Camera: cioè la metà della spesa in azzardo è sostenuta da comportamenti patologici e problematici che con il decreto Balduzzi si pagano nei LEA, Sottosegretario, lei lo sa meglio di me, sicuramente, perché ha più esperienza di me all’interno di questo Parlamento. Quindi, non fa pari il costo sociale e il costo sanitario rispetto alle entrate erariali e noi, addirittura, si tende a non capire quanto è importante non fare altri tipi di operazione.

È stato sostanzialmente azzoppato o sterilizzato l’osservatorio sul fenomeno del gioco d’azzardo che, guarda caso, da diversi anni, era stato spostato dal MEF al Ministero della Salute, dopo una lunga battaglia di civiltà. Ci rendiamo conto di questo? È stato riportato in carico al MEF, con i rischi di conflitto di interesse, e viene affiancato anche dal sistema dei concessionari, sistema che ha deciso di amplificare a dismisura il proprio mercato, definendo nuovi target: i bambini e il gioco femminile, gioco che prima era appannaggio esclusivamente degli uomini, dei maschi. Se volete, vi leggo il White Paper del sistema del gioco d’azzardo, che definisce il sistema economico e che stabilisce di promuovere una maggiore inclusione della community femminile, diffondere l’educazione del gaming verso le scuole, abbattendo gli stereotipi negativi, attraverso programmi che utilizzino il gaming come attività formativa – altra manipolazione -, includere il gaming nel curriculum scolastico, riconoscere i videogiochi come forma d’arte. Si stanno condizionando le generazioni future, lo ripeto, all’azzardo di massa, con questo tipo di mercato. Se non si interviene, non so che cosa potrebbe succedere domani.

Resta un’incoerenza e un’inadeguatezza del provvedimento, Sottosegretario. Lei ha detto che è fatta un’operazione di autolimitazione del giocatore, di autoesclusione, che è incoraggiato quest’aspetto. Sicuramente, ma era già stato, in qualche modo, sancito quanto fosse importante far questo; allo stesso tempo, è assolutamente riduttivo. È come chiedere a un alcolista di bere meno. Il suo problema è che non ce la fa a bere meno, se ce la facesse, lo farebbe. Nessuno diventa alcolista per farsi male ed è evidente che si fa male. È uguale, è lo stesso ragionamento che potremmo fare con il giocatore. Quindi, non può bastare l’idea di autolimitarsi o addirittura di affidare a coloro il cui 80 per cento del guadagno deriva proprio da giocatori problematici – è evidente il conflitto d’interesse – l’idea di intervenire per tutelarne la salute. Credo che questa idea sia a un livello di ipotesi fantascientifica, perché loro devono fare i loro interessi, è inevitabile ed è legittimo che lo facciano. Il punto è che lo Stato abdica alla tutela della salute e questo non è accettabile! È stata inserita addirittura l’idea che, per limitare il rischio di riciclaggio di denaro sporco, oltre il limite di 100 euro, non si possano fare ricariche in contanti, ma bisogna usare un sistema tracciabile con le carte di credito. È stato introdotto anche questo, Presidente. Ma che cosa ci vuole ad aggirarlo? Io faccio 7 o 8 ricariche da 99 euro e sono a posto e riciclo lo stesso in contanti. Ma qui si sta prendendo in giro il buonsenso… Io credo che siamo davanti a un vero e proprio massacro etico e pedagogico. Provo rabbia verso chi ha insegnato a un popolo di risparmiatori a dissipare tutto, verso chi ha indotto un Paese, che sceglieva famiglia e gioventù come pilastro del futuro, a sacrificare le generazioni a venire con il rischio di un azzardo di massa. Mi viene in mente l’arazzo di Guernica. Si narra che un ufficiale nazista, risentito, chiedesse minaccioso a Picasso: avete fatto voi questo orrore? La risposta fu: no, è opera vostra”.

In seguito all’intervento del deputato Quartini ha preso parola il Presidente della Camera, Giorgio Mulè (FI-PPE): “Onorevole Quartini, non per puntualizzare, ma faccio presente che la determinazione del Presidente della Camera a cui lei ha fatto riferimento è frutto, come sempre succede in questi casi, di un’analisi del Regolamento e di un’applicazione rigorosa di ciò che viene indicato, non di ciò che pensa il Presidente della Camera, ma ciò che il Regolamento e la prassi hanno imposto nel caso a cui lei ha fatto riferimento. La ringrazio, comunque”.

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