Salerno. Il Censis lancia l’allarme: “Più centri scommesse che supermercati”

(Jamma) Sovvenzionare i commercianti che rifiutano di installare slot machine all’interno dei propri locali. E’ la proposta del monsignor Luigi Moretti all’amministrazione comunale per ridurre il fenomeno del gioco d’azzardo a Salerno, che si trova sul podio al secondo posto, dopo Pavia, per il numero di scommesse effettuate dai cittadini.

Il dato che colpisce maggiormente è la percentuale più alta di affluenza alle macchinette nel comune capoluogo.

Le statistiche sono state illustrate durante la conferenza stampa ‘Torniamo a giocare’, tenutasi ieri mattina presso la sede di via Bastioni della Caritas Diocesana. “Questo vuole essere l’impegno della Chiesa di fronte ad un problema che tocca la vita delle persone e il devastante impatto sulla vita anche delle famiglie, non solo economica, su cui ricadono le conseguenze della dipendenza dal gioco”. Nel mirino schedine e gratta e vinci, alla portata di tutti, anche dei più giovani, di qui l’attacco dell’arcivescovo di Salerno alle Istituzioni: “Ci troviamo di fronte ad un paradosso senza senso: da un lato le istituzioni ammoniscono al gioco d’azzardo, ma dall’altro, con i fatti, lo permettono. Si devono assumere più responsabilità. Il gioco d’azzardo procura problemi economici ma anche educativi e sociali impedendo di vivere la vita nella sua pienezza”, ha concluso Moretti, “in una società che dice di voler recuperare i valori si alimentano condotte che vanno ad indebolire questi valori”.

 

Il gioco d’azzardo non conosce distinzioni di età né di sesso, negli ultimi anni coinvolge sempre più persone di ogni fascia sociale e la crisi acuisce il dilagare del fenomeno. La campagna di sensibilizzazione dell’Arcidiocesi di Salerno, della Caritas e delle associazioni che operano nel settore, è volta a recuperare il senso sociale e ludico del gioco. “Le statistiche allarmano e dicono che la spesa media riguardo al gioco per ogni italiano, neonati inclusi, è di 1.260 euro all’anno”, spiega Aniello Baselice, presidente dell’associazione Famiglie in Gioco, “i giocatori patologici sono tra i 500mila e gli 800mila, quelli a rischio quasi 2 milioni. A Salerno una volta c’erano supermercati adesso centri scommesse”.

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