“Parliamo di 3mila interviste a livello nazionale, su una popolazione che va da 18 a 70 anni. C’è un dato molto interessante, gli italiani sono un popolo che ha un rapporto ambivalente con il desiderio, hanno infatti un livello di desiderio medio-alto, ma quasi la metà sente di non avere la forza per raggiungere i propri desideri. In Italia c’è un forte pragmatismo per quanto riguarda la propensione al rischio. Va poi detto che gli italiani hanno un livelllo di interesse verso l’innovazione particolarmente basso. Solo il 35% degli intervistati ha una propensione all’innovazione marcata. Solo una parte ridotta è aperta e sta sperimentando cose nuove. I non giocatori in Italia sono pochissimi, poi c’è una parte consistente che gioca senza spendere denaro e infine un 19% che gioca spendendo abitualmente denaro. Tra gli intervistati il 10% si definisce ex-giocatore. In generale, confrontando i giocatori d’azzardo e i gamer, va detto che la spesa media mensile di questi ultimi è di quasi 38 euro, mentre per gli altri è di circa 40 euro, qundi non c’è grande differenza. Per noi questa ricerca è importante perchè ci permette di collocare le attività di gioco con vincita in denaro dentro il più ampio contesto delle attività di gioco. Chi gioca con i giochi a vincita in denaro è un giocatore. Ci sono ovviamente elementi di rischio, ma è evidente che parlando a livello statistico il profilo che andiamo a esaminare è il profilo di un giocatore”.

Lo ha detto il Direttore di ricerca di SWG, Riccardo Grassi (nella foto), intervenendo all’evento “Giocare da grandi. Le rilevazioni dell’Osservatorio sul gioco pubblico 2020-2023”, organizzato oggi a Roma da Formiche, in collaborazione con SWG e IGT, per presentare il quarto rapporto di ricerca SWG.

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