Le norme Balduzzi come quelle di Erdogan

(Jamma) – “Non vogliamo una generazione devastata che beve (gioca) giorno e notte, stiamo prendendo provvedimenti in questo senso. Uno Stato deve proteggere i cittadini dalle cattive abitudini. Uno Stato deve formare una gioventù religiosa”.
Chi immagina che questo pensiero scaturisca da un Balduzzi o da qualche antagonista italico è fuori pista, questo è il pensiero del primo ministro turco, noto islamista conservatore, Recep Tayyip Erdogan.


Sono parole che non fanno direttamente riferimento al gioco, ma all’alcol contro il quale è partita la crociata Erdogan. Crociata che ha portato all’emanazione di una legge che autorizza la vendita di alcol solo in locali distanti almeno 100 metri da scuole e moschee.
A supporto dell’Erdogan pensiero, alcuni intellettuali, sempre di stampo islamico fondamentalista, hanno coniato lo slogan: “Più c’è alcol (gioco), più ci sono crimini”. O meglio, bere (giocare) è parimenti pericoloso a maneggiare una pistola.
Il fine è quello di circoscrivere l’indipendenza dell’individuo, l’ “animale” privo della capacità di autodeterminarsi; dove non arrivano le parole del Vangelo/Corano dovranno prontamente emanarsi leggi proibizionistiche.
In altri termini uno Stato che non riesce a rendere piena giustizia sociale ai cittadini, dovrà impegnarsi a prevenire e correggere i possibili ed eventuali comportamenti “deviati” dei suoi cittadini con leggi anti-liberali.
Chi la pensa in modo opposto ad Erdogan è buona parte della popolazione turca che, avendo vissuto per decenni in uno Stato laico, mette in primo piano la libertà dell’individuo e, quindi, reagisce all’Erdogan pensiero scendendo in piazza a protestare. Le immagini della protesta sono diffuse quotidianamente dai telegiornali italiani.
L’asse Balduzzi/Erdogan ci aiuta a comprendere che i limiti, non sono solo di ispirazione religiosa, hanno come unico obiettivo quello di “normalizzare” e conformare la vita dei cittadini.
Conclusione
Nessuno contesta che il gioco vissuto in modo irresponsabile, o come soluzione esclusiva dei propri problemi esistenziale, sia una deformazione negativa della realtà e un male per la persona. Quello che contestiamo è il modello con cui si intende “redimere” questi soggetti.
Le ipotesi di proibizionismo ci ripartano indietro culturalmente e, semmai fossimo di fronte ad un vuoto di memoria, ricordiamo che non hanno mai funzionato.
Non bastano 10 o più articoli di legge a risolvere il problema, serve più giustizia sociale e il contributo da parte di tutti: Stato e commercianti di gioco compresi.
Da parte sua lo Stato ha il dovere di garantire serenità e consentire un avvenire ai cittadini. Una gestione  della res pubblica orientata al mirabile concetto di risanamento farà sì che gli operatori di gioco non potranno più profittare sulla vulnerabilità di quei cittadini cui lo Stato ha negato quanto promesso, ovvero stabilità e futuro.
Lo Stato dovrà pertanto tracciare un chiaro distinguo tra gioco come attività commerciale e gioco come servizio da rendere ai cittadini. Quindi legiferare di conseguenza alla scelta.
Se il gioco è, come riteniamo, un servizio al pubblico, allora è necessario rivedere l’insieme del sistema in termini di offerta e di norme.
È stupido ed illusorio pensare che le AWP siano la causa di tutti i problemi della nazione.
È stupido ed illusorio pensare che quello che è necessario per corregge lo stile di vita dei cittadini sia aggiungere metri alla distanza di un punto di gioco da scuole e luoghi di culto.
È antidemocratico e illiberale pensare ancora di schedare, con tessere del giocatore o strumenti simili, i cittadini sulla base delle loro preferenze o delle loro caratteristiche.
L’unica cosa che può intervenire a diffondere tra la popolazione uno stile di vita “virtuoso” è la certezza di avere a portata di mano il proprio futuro e poter contare su un organico realmente competente.
Noi siamo certi che la quasi totalità dei giocatori abbia un approccio positivo al gioco e questa convinzione ci permette di essere indifferenti alla minoranza rumorosa che urla contro il gioco, spesso per interesse personale.
Quindi lasciamo andare per la loro strada i Balduzzi e gli Erdogan, in fondo cercano solo una manciata di voti in più.
Lasciamo andare per la loro strada gli antagonisti mediatici del gioco, in fondo cercano solo un po’ di attenzione personale.

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