(Jamma) L’inasprimento delle imposte sul gioco rischia di spostare il settore verso il mercato illegale, con conseguenti rischi connessi all’ordine pubblico e minori entrate derivanti dal gettito erariale. Lo sostiene Andrea Giuricin, fellow dell’Istituto Bruno Leoni, nello Special Report “La tassazione del settore dei giochi”
Lo studio mostra come, tra il 2006 e il 2012, il gettito erariale dal settore dei giochi sia cresciuto del 30%, e il canone concessorio addirittura del 269%. Il ricavo dei principali stakeholder – concessionari, retailer e partner – è aumentato rispettivamente del 56%, 83% e 157%. Questo fenomeno è stato reso possibile dall’introduzione di una molteplicità di giochi a ridotto livello di tassazione. Il risultato di un tale modello è stata la riduzione delle dimensioni del mercato nero dal 57% nel 2003 all’8% (stimato) nel 2013. È pertanto presumibile che un aumento delle imposte possa produrre il fenomeno opposto: per argomentare questo punto, Giuricin esamina i casi di mercati che, allo stesso modo del gioco, sono caratterizzati sia da una domanda rigida, sia dalla disponibilità di alternative a basso o nullo impatto fiscale, quali il tabacco (dove l’alternativa è il contrabbando) e la nautica da diporto (dove l’alternativa è spostare i natanti in altre giurisdizioni). L’esperienza delle accise sul tabacco e delle “tasse sul lusso” conferma che, in questi casi, il rischio che un aumento delle aliquote eroda la base imponibile, come nel gioco, è altissimo. Di conseguenza, le controindicazioni di una revisione al rialzo del prelievo sono enormi e dovrebbero essere prese in seria considerazione.