“Se le ipotesi circolate in questi giorni circa le modalità di rinnovo delle GAD fossero fondate avrei qualche (lecita) perplessità sul futuro lavorativo di piccole e medie imprese”. Così commenta Fabio Bodini, noto operatore del settore del gioco online. Abbiamo voluto infatti sentire il suo parere e conoscere le sue riflessioni in merito alle ipotesi che circolano riguardo il nuovo bando della concessione online.

“Inizierei con l’evidenziare che se il costo di una GAD sarà di 7 milioni di euro (rispetto ai 250.000 euro) il costo della concessione sarebbe moltiplicato di ben 28 volte. Attualmente le GAD riconosciute sono 81 e se ognuna di esse onorasse l’ipotetico costo del rinnovo della concessione, otterremo un importo complessivo di 567 milioni di euro. Appare evidente (e senza bisogno di una calcolatrice) di quanto sia elevato un costo del genere senza considerare, oltre alle tasse, gli elevati costi di mantenimento e gestione che sono legati alla GAD ed all’intera filiera di riferimento…

I PVR (Punto Vendita Ricarica) sono una categoria altrettanto fondamentale per lo sviluppo ed il mantenimento del gioco online. È giusto regolamentarli e, se così fosse, basterebbe (a mio modesto parere) un “semplice” Ries il cui costo è di 166 euro annui contro i 50 euro ipotizzati) così come già avviene per tutte le attività commerciali che “ospitano” nei propri esercizi le AWP…

Anche le SKIN hanno un ruolo molto fondamentale riguardo lo sviluppo e la gestione del gioco online. Talvolta, per i player, appaiono addirittura più “convenienti” in termini di offerte. Sarebbe giusto limitare il numero di SKIN massimo per ogni GAD… Ma senza attribuire alle stesse costi extra…

Se alle ipotesi di cui sopra si andasse ad aggiungere anche quella di una fideiussione di quattro milioni di euro per ogni GAD e/o di un canone di concessione applicato al volume di gioco (si parla di un 2%/2.5%) non si lascia spazio a molte interpretazioni: appare ben evidente come tutto ciò possa essere definibile “un bagno di sangue”.

In conclusione, mi auguro che queste ipotesi possano essere smentite da un riordino del gioco pubblico “più morbido e razionale” e che non metta a rischio una moltitudine di posti di lavoro, il cui fenomeno potrebbe solamente generare uno spropositato (ed incontrollabile) aumento del gioco illegale”, conclude Bodini.

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