“Il primo approccio che c’è stato con gli Esport si è avuto nella Lega Nazionale Dilettanti. I campionati della LND coinvolgono oltre 3mila persone. La peculiarità di questi campionati è che non si svolgono uno contro uno, ma undici contro undici. Ci troviamo a creare delle squadre che si devono allenare che poi competono contro altre squadre. Il numero di giocatori va da un minimo di sette a un massimo di undici. Questo dimostra quanto il mondo Esport possa fare a 360 gradi. Sotto il profilo fiscale l’attività che viene svolta è a titolo puramente volontaristico, non ci sono costi di iscrizione e di tesseramento. Abbiamo una micro giustizia sportiva che si occupa di alcune questioni, ma soprattutto abbiamo un sito che è estremamente interessante e divertente. Mentre i campionati di Serie A e B riportano semplicemente l’inizio della manifestazione e le squadre partecipanti, nel campionato della Lega Nazionale Dilettanti abbiamo anche il canale Twitch, gli highlights delle partirte, le interviste con i gamers di qualunque sesso. C’è una grande partecipazione. Le potenzialità del mondo Esport sono veramente importanti, così come le sponsorizzazioni che possono arrivare. Un aspetto rilevante, inoltre, è che oggi non si è ancora pensato di dare dei riconoscimenti ai gamers e alla squadra”.

Lo ha detto Stella Frascà, avvocato del Foro di Genova e membro del Tavolo tecnico di lavoro “Agenti sportivi e rappresentanti” presso il Dipartimento per lo sport e i giovani, intervenendo a Lecce presso l’Università del Salento al convegno “La fiscalità internazionale, fra sport, esport e gaming”.

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