“Rappresento il gruppo Entain che è uno dei più grandi gruppi europei nel settore dell’intrattenimento, lavora in 40 paesi e occupa circa 30.000 persone in Italia”.

Così ha dichiarato Giuliano Guinci di Entain Italia, durante l’audizione alla Camera ed ha proseguito: “L’investimento del Gruppo ha reso possibile la costituzione di diverse società tra cui Eurobet e oggi controlla circa il 10% del mercato. Per il progetto di riforma volevamo portarvi il nostro punto di vista sul decreto e sulla sua capacità di disegnare e di immaginare il futuro, soprattutto in ottica di rispetto delle regole della concorrenza.

Questa questa riforma nei prossimi 10 anni ridisegnerà profondamente il settore del gioco perché, al di là del fatto che il primo decreto riguarda solo l’online, in realtà disegna anche quello che sarà il futuro del settore in generale e l’immagine che ne viene fuori è sicuramente di un settore più ristretto. L’idea del Governo, anche esplicitata all’interno del testo, è quella di favorire un processo di concentrazione soprattutto delle aziende più piccole volte ad aumentarne la qualità e la rispondenza ai criteri di compliance. È un principio che io non giudico, però è dichiarato e da supporto ad una serie di interventi che partono dalla prestabilita una tantum di 7 milioni di euro. Sull’entità dell’importo mi limito semplicemente a far notare che accanto a questa richiesta c’è sicuramente un aumento del 300% dei canoni, ci sono investimenti necessari su ogni aspetto e l’ammodernamento delle piattaforme di gioco, gli investimenti in comunicazione e poi c’è un intervento anche sugli aspetti di assistenza al giocatore.

Per quanto riguarda la capacità delle imprese di poter utilizzare il canale retail per offrire servizi ai propri clienti, e mi riferisco al tema dei punti vendita di ricarica, sull’argomento il Governo ha esplicitato di volere una regolamentazione definitiva del fenomeno; io ho riletto il testo tante volte e mi sembra una sanatoria: si è scelto di non proseguire, di non effettuare nessuna gara, cioè si sono individuate le tipologie di negozi in cui questa attività può essere svolta con un’apprezzabile sforzo di volere inserire questa attività all’interno dei negozi destinati al gioco. È forse utile capire da dove vengono i punti vendita di ricarica. Nascono durante il periodo del COVID quando la rete dei giochi era chiusa e sono nati in maniera spontanea, come spesso accade in questo Paese tutto ciò che non è regolato è possibile. In realtà non dovrebbe essere così, rapidamente sono diventati un numero importante che il Governo ipotizza in 50.000 realtà. Con questa sanatoria, regolarizzazione, regolamentazione, si intende farli scendere a circa 30.000 per un incasso da parte dello Stato che dovrebbe essere circa sei milioni di euro il primo anno per poi a scendere sui quattro milioni e mezzo nell’anno successivo. Questa scelta francamente ci sembra in controtendenza rispetto ad un’idea di futuro che abbia al centro il rispetto dei principi basilari della concorrenza perché non si capisce il motivo per cui non si sia ipotizzata una gara.

Ci sembra che la strada intrapresa possa creare una situazione di estremo vantaggio per chi già oggi ha costituito questa rete in assenza di una regola. Vi porto l’esperienza di un gruppo che lavora 40 paesi nel mondo e la multicanalità, cioè l’idea di mettere a disposizione dei propri clienti tutti i canali di vendita così come avviene per qualunque altro servizio o bene che oggi si compra, è importante.

Ma la multicanalità in questo decreto non esiste, cioè esiste ancora una forte separazione dei canali però con una scelta che sembra forzata dal voler regolarizzare invece una rete retail, forse si poteva si poteva andare in un’altra direzione. La riforma è fondamentale ma vorremmo che fosse focalizzata sull’idea di futuro, immaginare che le regole che stiamo scrivendo oggi varranno anche tra 10 anni”.

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