“Più offerta di gioco c’è, più le persone vulnerabili rischiano di cadere. Si tratta di una tassa indiretta sulla povertà. Ci sono 5 regioni che negli ultimi anni hanno cambiato la loro normativa e invece di ridurre l’offerta di gioco l’hanno resa possibile superando il distanziometro. Il disegno di legge di riodino ci ha visti coinvolti, abbiamo inviato una memoria per provare a riaffermare un principio che per noi è sacrosanto: le regioni e gli enti locali non devono cadere nella trappola secondo cui per promuovere iniziative di sensibilizzazione e intervenire contro i danni causati dal gioco, che sono conclamati, sia necessario compartecipare agli introiti che lo Stato incassa dal gioco sotto forma di tassazione. Al primo posto c’è la salute pubblica, poi la sicurezza, in ultimo la libertà d’impresa. Siamo il primo Paese in Europa per gioco d’azzardo e rapportato ai redditi medi siamo il primo Paese nel mondo. Questa è un’anomalia che va corretta da una politica responsabile”. Lo ha detto Roberto Montà (nella foto), presidente di Avviso Pubblico, intervenendo oggi a Fuori Tg, la rubrica del Tg3 curata da Chiara Rossotto e condotta da Maria Rosaria De Medici.

“Il gioco rappresenta una modalità molto facile per investire i grandi proventi che la criminalità ottiene. Questa investe in attività legali e occupa il territorio, ricicla denaro e si costruisce il consenso. Poi c’è il gioco online, si credeva che l’offerta fisica legale fosse il miglior antidoto all’offerta online illegale, invece abbiamo scoperto che sono attività complementari. La struttura fisica dove si pratica il gioco lecito è quella dove si viene contattate per poi essere trasportati in parte verso il gioco online, dove ci sono veri e propri network internazionali che fanno funzionare migliaia di piattaforme. Ricordo che negli ultimi anni sono state bloccate ben 5mila piattaforme illegali basate all’estero. Si tratta di un grande mercato che permette alla criminalità di fare affari, gli dà pochi rischi e la fa stare sul territorio”, ha aggiunto Montà.

“Noi chiediamo la riduzione dell’offerta e la possibilità di regioni ed enti locali di avere un ruolo, poi non bisogna tornare indietro sul divieto di pubblicità e vanno resi pubblici e raccontabili i dati comune per comune. Fino al 2019 era possibile, ora è molto difficile reperirli e non gli si da più visibilità. C’è un grande business per mafia e criminalità organizzata, che hanno bisogno di limitazioni forti, soprattutto sul tema dell’online. Serve una strategia di intervento a livello europeo, questo perchè si tratta di un mercato che ha potenzialità rilevanti e associato a quello fisico rischia di raggiungere milioni di persone. Ricordo che ci sono 17 milioni di italiani abilitati per giocare online”, ha concluso.

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