“Nel mondo e in tutti i principali paesi dove il settore del gioco è sviluppato esistono organismi come quello che noi stiamo organizzando e che svolgono un ruolo significativo di studio e di connessione tra gli attori che sono coinvolti in questo settore”, ha spiegato il professor Matteo Caroli presidente della fondazione FAIR.

“Organismi – ha proseguito Caroli – che hanno una serie di attività che producono dei risultati, che abbiamo studiato e tra l’altro i risultati di questo studio verranno presentati a breve con le prossime iniziative che la Fondazione realizzerà.

Noi abbiamo deciso di essere molto ambiziosi perché in realtà la fondazione si propone di diventare il punto di riferimento in Italia per lo studio il dibattito e il confronto finalizzato a promuovere e sviluppare il gioco responsabile.

La sfida che noi vogliamo affrontare è quella di tradurre un concetto di gioco responsabile su cui tutti più o meno possiamo essere d’accordo per passare da un bel concetto a un qualche cosa di molto concreto. Molto concreto perché, proprio come diceva prima il dottor Maggi, l’elemento fondamentale è che solo se c’è un’offerta di gioco responsabile che si può prevenire il più possibile gli effetti negativi. È un tema che oggi riguarda fondamentalmente la gran parte dei prodotti che vengono proposti nei nostri mercati perché praticamente quasi ogni prodotto o servizio ha dei possibili impatti ambientali o sociali negativi.

Oggi sappiamo che il sistema delle imprese è impegnato attraverso politiche di sostenibilità proprio per minimizzare il possibile impatto negativo ambientale e sociale delle loro attività quindi il contributo che la fondazione vuole dare è proprio quello di supportare gli attori affinché questo prodotto che riguarda milioni persone sia sostenibile.

Questo settore nel nostro Paese è molto frammentato, esistono alcuni grandi player, molti dei quali, tra l’altro, parte di grandi gruppi internazionali, ma esiste anche una parte di piccoli attori (alcuni dei quali anche nell’illegale) che si occupano di offrire gioco, allora la Fondazione vuole rappresentare il punto di riferimento dell’incontro, il dialogo e il confronto, appunto tra tanti attori che si occupano di queste tematiche e che possono trovare attraverso l’attività della fondazione un luogo di sintesi.
Poiché tutti questi diversi attori convergono su un interesse comune che è quello di far sì che le attività del gioco siano appunto gioco nel senso logico del termine, quindi divertimento e non abbiano effetti patologici, vogliamo rappresentare questo luogo di incontro di confronto mettendo a disposizione degli attori dati e informazioni consistenti.

Nel nostro Paese alla fine si parla e ci si confronta sull’aneddotica, nella migliore delle ipotesi, sull’opinione personale, sul sentito dire e magari su questo si prendono delle decisioni importanti; ecco crediamo che sia fondamentale, proprio per la delicatezza di alcuni fenomeni di questo settore, avere dati ed evidenze empiriche concrete.

Per questo la fondazione si è dotata fin dall’inizio di un Comitato direttivo ma anche un Comitato scientifico e in questo direttivo scientifico siedono persone indipendenti non legate in nessun modo al settore ma portatori e portatrici di competenze diverse e scientifiche.

Gran parte dei colleghi sono, come me, universitari in ambiti differenti proprio per garantire alla fondazione una sensibilità e una capacità di elaborare ricerche e studi metodologicamente robusti; questo elemento molto importante caratterizzerà gli obiettivi.
Abbiamo voluto disegnare un manifesto con l’idea di aggregare all’interno della Fondazione tutti gli stakeholder che vogliono convergere e vogliono lavorare insieme”.

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