L’ex premier è intervenuto all’evento organizzato dal Movimento 5 Stelle insieme all’Osservatorio Italiano Esports. Al centro del dibattito il confronto con content creator e operatori per una normativa che ne riconosca le professionalità dei lavoratori del comparto

Supportare con decisione lo sviluppo del settore gaming, riconoscerne le figure professionali con una normativa che ne tuteli il lavoro, combattere gli squilibri contrattuali tra piattaforme e content creators, rifinanziare i fondi per l’intrattenimento digitale e dare slancio a un settore che può rappresentare un volano per l’economia nazionale. Sono queste le linee programmatiche tracciate dal presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte durante l’evento “Gaming Milano 2024 – Il mio lavoro non è un gioco”, organizzato a Cologno Monzese dal M5S insieme all’Osservatorio Italiano Esports.

L’evento ha rappresentato un acceleratore di idee sul futuro del gaming in Italia, unendo in un format partecipativo le sensibilità di stakeholder del settore, content creator ed esponenti politici del Movimento 5 Stelle, che stanno lavorando in Parlamento per una normativa sugli Esports.

Durante l’evento Giuseppe Conte ha rimarcato un importante posizionamento del partito sui temi del gaming: “Il Movimento 5 Stelle è stato il primo partito a intuire la crescita del comparto e a mettere in campo azioni concrete per fissare dei paletti a supporto dello sviluppo di tutte le componenti di questo mercato”.

L’ex premier ha infatti ricordato il percorso che i deputati M5S Antonio Caso e Valentina Barzotti hanno iniziato un anno fa insieme all’Osservatorio Italiano Esports (OIES) per arrivare a una normativa per gli Esports da presentare in Parlamento. Dopo la presentazione alla Camera dei deputati del primo White Paper sul settore redatto dall’OIES insieme a oltre 70 operatori, alla Camera è stata presentata dagli stessi Caso e Barzotti la prima storica risoluzione sulla disciplina del settore, la cui assenza sta impedendo alle aziende del comparto di operare in modo competitivo rispetto agli operatori internazionali.

Conte ha infatti ricordato che “l’Italia non ha nulla da invidiare in termini di creatività rispetto ad altri Paesi. Si tratta semplicemente di accompagnare questo sviluppo e offrire gli interventi regolatori utili a indirizzarlo nella giusta direzione dello sviluppo”.

A confermare questa posizione sono stati i deputati Caso e Barzotti, che hanno rimarcato come non sia più rinviabile una disciplina che finalmente anche in Italia possa riconoscere il lavoro delle tante figure professionali che concorrono allo sviluppo del mercato, ma che ad oggi non possono accedere a schemi contrattuali definiti, tutele fiscali e norme sulle competizioni Esports.

Anche Luigi Caputo, presidente dell’Osservatorio Italiano Esports, ha sottolineato come oggi il gaming sia “uno straordinario strumento di comunicazione e intrattenimento, capace di connettere le persone e portarle a una nuova socialità”. Dall’Osservatorio, infatti, sono stati mostrati i dati sulla diffusione degli Esports in Italia, che indicano una popolazione interessata di oltre 6 milioni di persone, che coinvolge tutte le generazioni e che nel mondo il mercato del gaming ha un valore di oltre 300 miliardi di dollari. Caputo ha aggiunto che “l’Italia è ricca di realtà con potenziale negli Esports e nel gaming, ma che occorre un impegno delle istituzioni affinché anche il nostro Paese possa emerge in questo settore”.

Uno dei temi principali di “Milano Gaming 2024 – Il mio futuro non è un gioco” è stato infatti la spinta a una nuova narrazione sul gaming, che valorizzi le sue opportunità in termini sociali ed economici.

Ne sono stati testimoni i diversi content creators e gamers intervenuti, che hanno potuto condividere le esperienze di chi ha trasformato la passione per i videogiochi in un lavoro. Nei panel dedicati a creators, pro-player e sviluppatori indipendenti di videogiochi, sono stati coinvolti personalità di spicco del panorama italiano come Letizia Muttoni, Fortuna Imperatore Niccolò Mirra, Diego Campagnani, Mattia Guainazzi e Wesley Caicedo, che hanno fatto emergere le difficoltà di operare in un settore non riconosciuto a livello normativo, con le conseguenti mancate opportunità economiche che spingono molti talenti a spostarsi fuori dall’Italia.

Come ricordato da Conte, “la politica deve fissare quei paletti importanti perché tutti possano essere coinvolti in questo contesto con tutela salariale, contratti collettivi nazionali, chiara distribuzione di diritti e doveri”.

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