Astro: sciacalli e sciacallaggio non devono avere né seguito né diritti

(Jamma) Sarà colpa del buonismo “imperante”, sarà colpa del “demoniaco” gioco a premio, che induce certi intellettuali a perdonare anche chi commette nefandezze per procurarsi denaro per il gioco, sarà colpa della crisi di “valori”, ma, comunque sia, lo sciacallo, da un lato, e lo sciacallaggio, dall’altro, non meritano diritto di cittadinanza in una società libera e civile.

Se un rappresentante delle Forze dell’Ordine ruba il portafogli ad un cittadino che necessita di soccorso o che resta coinvolto tragicamente in un sinistro, sindacare il “movente” che lo possa aver indotto, o la destinazione successiva che hanno preso i denari sottratti, è operazione di ignobile sciacallaggio, in quanto “di diretto favoreggiamento” (giustificazione) dello sciacallo che commette il furto.

Il caso che si è recentemente avverato, poi, ha dell’agghiacciante, considerata la drammaticità intrinseca del contesto in cui ha perso la vita la dottoressa Cantamessa, e altre persone sono rimaste ferite.

Di tale fatto si “perde la memoria”: dell’immensa umanità di un medico che non esita a chinarsi a terra per soccorrere un giovane ferito in una rissa e che viene travolta da un’auto che viaggia a folle velocità, non si dice più nulla; di tutti gli inermi coinvolti dall’impatto cagionato dall’auto-pirata non si dice più nulla; della grave lesione all’onore della nobile divisa infangata da tale gesto criminale non si parla: tutto ciò non è più cronaca, ma lo diventa solo il fatto che dopo la sottrazione del portafoglio alla giovane rumena rimasta colpita dall’auto pirata , il suo bancomat sia stato illecitamente usato dal militare in una sala slot. Ecco la parola “magica” per l’audience: “slot”, talmente magica, che talvolta la si adopera anche quando non c’entra, come nel drammatico caso di Montecitorio.

Come il politico che ruba denari pubblici per giocare, come lo spacciatore che fa i saldi 3 x2 pur di avere liquidità per giocare, come il genitore che uccide il proprio figlioletto lasciandolo in auto per recarsi al giocare, il vero dramma di tali azioni ignobili “viene scemato” dal contingente movente della specifica ignominia commessa: “il gioco”.

Queste speculazioni sono sciacallaggio e non diritto di cronaca, perché esorbitanti la vera cronaca e sono volutamente agganciate ad una operazione mediatica di convincimento popolare verso il nefando effetto che procura il gioco, a cui si intende collegare “il motivo” per cui la nostra società cade nelle più orribili delle scelte di vita.

In un Paese civile chi ruba e chi lascia morire va in carcere e le motivazioni del furto e dell’omicidio, come sono irrilevanti in Tribunale, tanto dovrebbero esserlo per quella società che andrebbe educata ad assumersi le responsabilità per le proprie azioni e non alla disperata ricerca di giustificazioni.

La crisi del nostro Paese non è solo economica, e quanto sopra esposto lo testimonia. La dignità e il decoro di “lapidare” (metaforicamente si intende) chi si macchia di crimini orribili non necessitano di ricchezza ma solo di fierezza d’animo e “pulizia” di pensiero.

Se il “giornalismo”, inteso come motore propulsivo della civica coscienza e dell’irrinunciabile istinto di libertà dell’uomo, deve ricorrere a questi accostamenti (ruba e uccide per poi giocare) pur di “attirare” l’attenzione sulla notizia, significa che viviamo oramai senza uno dei pilastri della crescita morale e civile, ovvero l’informazione.

Paesi un tempo poveri stanno diventando più ricchi di noi, e ciò non deriva solo da fortunati “giacimenti” scoperti all’improvviso, ma da una evoluzione delle coscienze che non hanno accettato più la commiserazione generale per la loro povertà “indotta” dalla presunta cattiveria del capitalismo internazionale.  Noi stiamo entrando in un pericoloso tunnel di povertà, in cui alla nostra mente si chiede di trovare un colpevole per i nostri errori.

La cultura della “remissione del debito”, che un tempo costituiva la base di una educazione di onestà e fierezza (per i ricchi come per i poveri) ha lasciato il posto alla ricerca del responsabile per i nostri debiti contratti.

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