Giuliano Frosini, Senior Vice President Institutional Relations, Public Affairs and Media Communication di IGT e Alberto Giorgetti, Direttore delle relazioni istituzionali di IGT, sono intervenuti oggi in Commissione Finanze del Senato per essere auditi sulla gara del Lotto, inserita nel parere delle commissioni parlamentari sullo schema di riordino dell’online. Frosini ha introdotto l’audizione spiegando che i 18 mesi, in anticipo rispetto alla scadenza, e a cui si è fatto riferimento, sono legati alle tempistiche necessarie per le procedure. In passato ci sono avuto per l’appunto almeno 18 mesi, vedi anche per questioni di carattere tecnico.

“Normalmente la gara per la concessione del Lotto è sempre stata inserita in una legge di Bilancio dell’anno precedente a quello di scadenza della concessione stessa. Il motivo – ha detto Frosini – è legato alle considerazioni sui tempi di cui l’Agenzia può disporre per tutte le procedure necessarie. Dipende da quanto tempo ci si impiega, ma soprattutto del cosiddetto tempo ‘parassita’, ovvero il tempo che impiega il Consiglio di Stato che deve dare, per legge, il parere sul bando. L’ultima volta ha impiegato 8 mesi, ci vollero poi tempi per correggere il bando e quindi ripubblicarlo”.

L’altra questione è legata alla infrastruttura tecnologica. “Il concessionario mette insieme degli apparati che non sono di proprietà del concessionario ma dello Stato. Alla fine della concessione questa sorta di ‘motore’ infrastrutturale viene ceduto al nuovo concessionario. Tra la aggiudicazione provvisoria (con il versamento della prima parte della una tantum) e la fase successiva, definitiva passa un periodo di tempo in cui il nuovo concessionario mette insieme la sua infrastruttura e spegne l’altra. Mettendo insieme tutti questi tempi i mesi più o meno impiegati per il processo sono circa 18”, ha aggiunto Frosini.

“Quanto alle valutazioni sull’upfront, ovvero il pagamento anticipato, questo è da considerarsi legato all’aggio, ovvero la quantità di ricavo che viene trasferita al concessionario in ragione della remunerazione dell’investimento e del capitale immobilizzato all’inizio della concessione. Questo vale solo per la lotteria. Le somme versate inizialmente vengono poi riversate in aggio se il concessionario è in grado di mantenere la raccolta alta. E questo attraverso l’innovazione tecnologica e l’innovazione di prodotto. Quant’è il livello giusto? Dipende dall’aggio. L’ultima volta 700 milioni era la base d’asta con un 6% di aggio e una raccolta media tra i sei e i sette miliardi. Oggi la raccolta è più alta, e quindi se facessimo una proporzione matematica banale arriviamo a 1 miliardo. Se si alza questa cifra i legislatore deve ripensare il valore dell’aggio. Aggio e upfront sono correlati da un modello matematico. I tecnici del Tesoro hanno tutti gli strumenti per metterli in correlazione considerando però queste due variabili dovrebbero massimizzare l’interesse generale. Quindi cercare di prendere dal concessionario quanto più è possibile all’inizio ovviamente in ragione di un aggio temperato. Se dai un aggio basso rischi di chiedere troppo poco e quindi per recuperare lo Stato ci mette troppo tempo, se gli dai troppo aggio rischi che quell’upfront è troppo alta. Quindi l’equilibrio è, a seconda di quello che deciderà il legislatore, crerae dei numeri in proporzione ai due valori”, ha concluso Frosini.   

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