“Vorrei, inoltre, sottolineare come, nella sua evidente eterogeneità, il decreto cerchi molto parzialmente di affrontare anche il tema dei disturbi da uso di sostanze e comportamentali. (…) La clinica oggi chiama così le vecchie terminologie “dipendenze” e “tossicodipendenze”, proprio per utilizzare terminologie meno stigmatizzanti e perciò meno colpevolizzanti e pregiudizievoli. Del resto, è dimostrato che i confini tra stili di vita e patologie sono talmente sfumati che nessuno di noi è al riparo dallo sviluppare problemi seri con le sostanze e con i comportamenti, come, per esempio, l’azzardo. Ebbene, non solo si sono respinti tutti gli emendamenti che volevano proporre modifiche più moderne e scientificamente evolute del fenomeno, ma addirittura, nell’articolo che destina l’otto per mille alle tossicodipendenze, si omette di allargare il campo anche alle sostanze e ai comportamenti legali o leciti. È evidente che negando gli emendamenti migliorativi nei contenuti scientifici e mantenendo, invece, genericità e discrezionalità assoluta gli obiettivi del Governo e della maggioranza sono di poter produrre un nuovo spot demagogico e strumentale, raccontando che stanno contrastando la tossicodipendenza, che non dovrebbe chiamarsi così. Inoltre, nel testo si è dimenticata una parola fondamentale per contrastare le addiction. La parola è prevenzione. Anche in questo caso avete rigettato il nostro emendamento correttivo. Il re è nudo!”.

Lo ha detto in Aula alla Camera il deputato M5S, Andrea Quartini (nella foto), durante la sua dichiarazione di voto sulla questione di fiducia posta dal Governo sul Decreto Giustizia, poi approvato a maggioranza.

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