Truffa del gioco on line in franchising, tre indagati

Spagna. Nel primo trimestre il gioco online raccoglie 1,37 miliardi di euro

 

(Jamma) Hanno convinto molte persone a investire anche cifre pari a 100mila euro in un franchising per il gioco on line, ma erano truffatori. Sequestro beni per tre indagati dalla procura di Ariano Irpino, nell’avellinese, due persone della provincia di Foggia e un irpino. I tre, attraverso siti internet, pubblicizzavano favolosi guadagni attraverso una società di Milano (H. srl) e una creata ad hoc (I. srl), affiliandosi a una rete per la vendita di prodotti «Giocarendita» e «Vinci per Sempre» (nel settore delle scommesse on line) e «Finposteitalia» (nel settore delle poste private). Invece in poco tempo coloro che si erano affiliati, dando alle due società un cospicuo anticipo, sono stati costretti a chiudere. Le indagini, scaturite da alcune segnalazioni di imprenditori rivoltisi alla Guardia di finanza di Avellino, si sono sviluppate a seguito di controlli contro il lavoro sommerso negli uffici della società di Ariano Irpino e hanno consentito di smascherare un’associazione a delinquere finalizzata alla truffa commerciale. Le proposte di lavoro erano pubblicizzate tramite siti internet e locandine. Dopo aver contattato potenziali clienti, selezionati sulla base dell’inesperienza nel settore e della necessità di occupazione, i truffatori, grazie a materiale informativo ingannevole, facevano credere che la società H. srl avesse le credenziali, le capacità e le potenzialità necessarie per garantire lo sviluppo e la proficuità economica dei progetti di franchising proposti sul mercato. I giochi proposti per la vendita, invece, non risultavano neppure registrati all’Ufficio Marchi e Brevetti, e i Monopoli di Stato non avevano mai rilasciato alcuna autorizzazione per l’attività di giochi e scommesse alla società affiliante o alla proponente. Inoltre la prima società (che aveva a Milano soltanto una sede virtuale senza alcun dipendente e con solo un servizio di segretariato telefonico) non aveva alcuna autorizzazione per l’offerta dei servizi finanziari all’interno degli uffici postali privati (contrariamente a quanto aveva fatto credere ai truffati), come hanno confermato i riscontri presso la Banca d’Italia. La società affiliante non era neanche titolare di quei pochi servizi postali offerti agli affiliati, servendosi, contrariamente alle regole del franchising, di società terze. Il gip ha emesso provvedimenti di sequestro dei rapporti bancari e postali facenti capo agli ideatori della truffa (P.E.L., 50 anni, nato a Foggia, G.C., 51 anni, nato a Biccari, e T.M.R., 30 anni, nata ad Avellino), tra Roma, Milano, Avellino, Bologna, Lecce, Biella e Torre del Greco.

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