Nelle prime ore della mattinata odierna, personale della Squadra Mobile e della Sezione Investigativa del Servizio Centrale Operativo di Genova (S.I.S.C.O.) della Polizia di Stato hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Genova, su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo, nei confronti di nove persone (si autorizza sin da ora la Questura di Genova a divulgarne i nominativi) dimoranti a Genova e in provincia di Alessandria (tre destinatarie del provvedimento coercitivo della custodia in carcere, tre destinatari del provvedimento restrittivo degli arresti domiciliari e tre dell’obbligo di dimora). Uno degli arrestati è stato condannato nel 2006 con sentenza definitiva alla pena di anni cinque e mesi quattro di reclusione, poiché riconosciuto partecipe di un sodalizio di stampo mafioso presente sul territorio genovese.

I reati, commessi dal 2019 fino ad aprile 2022, per i quali il giudice per le indagini preliminari ha (parzialmente) accolto la richiesta di applicazione di misure cautelari avanzata del P.M. sono usura aggravata, esercizio abusivo delle scommesse, associazione per delinquere finalizzata all’organizzazione abusiva delle scommesse, autoriciclaggio (per somme pari a 85.645,10 euro, perpetrato scommettendo in maniera sistematica e tramite il meccanismo delle “giocate a copertura” su eventi sportivi adoperando i canali leciti). 

Ad alcuni degli indagati sono stati originariamente contestati il reato di estorsione e l’aggravante prevista dall’art. 416-bis.1 c.p. (entrambi non ravvisati dal G.I.P.) per avere, quanto alla citata aggravante, commesso il fatto avvalendosi, in alcune ipotesi, del cosiddetto “metodo mafioso” ed al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa denominata “famiglia Fiandaca”, nonché i reati di usura e associazione finalizzata alla raccolta abusiva delle scommesse

I reati di usura contestati risultano perpetrati ai danni:

  •  di due componenti (di cui uno affetto da problemi di ludopatia) di una famiglia titolare di vari locali di ristorazione a Genova (destinatari di prestiti pari a complessivi  25.000 euro, per i quali venivano chiesti tassi di interesse pari al 53% quanto al prestito di 10.000 euro, nonché al 10% mensile, poi ridotto al 3,3% quanto al prestito di 15.000 euro),
  • del proprietario di un appartamento, intenzionato a venderlo, ma che trovava difficoltà nelle trattative per la cessione a causa della pendenza (in base a quanto emerso allo stato nel corso delle indagini) di una procedura esecutiva gravante sull’immobile e bisognoso pertanto della pronta disponibilità di una somma di denaro che gli avrebbe consentito di liberarlo, consentendone la cessione (destinatario del prestito di 10.000 euro a fronte di un tasso di interesse richiesto pari a 8,33% mensile),
  • -di un venditore ambulante di frutta e verdura,  in condizioni economiche precarie, che non gli consentivano di approvvigionarsi della merce da rivendere al dettaglio (destinatario del prestito di 12.000 euro a fronte di un tasso di interesse richiesto pari al 10 % mensile).

Alcuni degli indagati sono accusati di aver realizzato un articolato sistema di raccolta di scommesse su eventi sportivi, gestito tramite gruppi whatsapp (denominati “Biz – Ste, “Tranzillo”). Il sistema era alternativo a quello lecito a cui si accede scommettendo presso un’agenzia di scommesse autorizzata dallo Stato all’attività di raccolta o tramite un sito autorizzato. Gli scommettitori potevano giocare formulando le puntate sugli eventi sportivi, maturando un debito corrispondente alla somma che avevano scommesso. Alcuni giocatori, in caso di perdita  si indebitavano a tal punto da non riuscire a restituire le somme di denaro giocate.

Nel corso dell’indagine sono stati individuati anche i gestori di tre agenzie di scommesse di Genova, per le quali sono stati emessi decreti perquisizione. I gestori coinvolti si ritiene facciano parte del sistema di raccolta abusiva delle scommesse e adoperavano le agenzie per mascherare il più redditizio traffico illecito.

Uno degli indagati per i quali è stata emessa ordinanza di custodia cautelare in carcere risulta destinatario anche di un provvedimento di sequestro preventivo per un ammontare pari al valore dei profitti illeciti nel tempo conseguiti pari a settecentomila euro circa.

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