“Le entrate del gioco del lotto evidenziano un decremento sia in termini di accertamenti, pari a circa 7,1 miliardi (-8,3 per cento rispetto ai 7,7 miliardi del 2021), sia in termini di riscossioni totali pari a 8,1 miliardi (-8,6 per cento rispetto agli 8,9 miliardi del 2021), sia in termini di versamenti totali pari a circa 7 miliardi (-10,2 per cento rispetto ai circa 7,8 miliardi del 2021)12. Sempre riguardo ai giochi, seguono le lotterie ed altri giochi, che, seppur con un gettito modesto, registrano, rispetto al 2021, un incremento per accertamenti (+28,8 per cento), riscossioni (+28,9 per cento) e versamenti (+29,8 per cento)”.

E’ quanto si legge nel Volume I “I conti dello Stato e le politiche di bilancio 2022 – Tomo I” della relazione della Corte dei Conti sul rendiconto generale dello Stato 2022, comunicata alle Presidenze della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica italiana il 28 giugno 2023.

Nel documento seguente, estratto dal tomo integrale, tutti i dati riguardanti il settore del gioco pubblico:

“In generale – prosegue la relazione -, l’andamento del contenzioso tributario nelle tre aree di competenza dell’Agenzia (dogane, accise, monopoli) si mantiene, come numero complessivo, relativamente costante (era di circa 7.700 il carico pendente a fine 2018, poco più di 8.000 nel 2021; risulta di circa 7.900 quello a fine 2022). Si evidenzia, tuttavia, una tendenza crescente dei ricorsi pendenti in Cassazione, mentre si riduce il numero di quelli pendenti in primo grado di giudizio, invertendo la tendenza manifestatasi dal 2018 al 2020. Si ricorda come l’andamento risenta, comunque, della sospensione dei termini processuali avvenuta nel 2020 a causa dell’emergenza pandemica e il rinvio a nuovo ruolo di molte cause nel corso del 2020 e del primo semestre 2021. La tavola seguente reca la ripartizione “per area di competenza” dei ricorsi in carico al 31 dicembre (anni 2018-2022).

Nel periodo considerato diminuisce il numero di ricorsi attinenti al settore delle dogane, risulta stabile quello delle accise e costante nell’ultimo triennio, sebbene in crescita quello afferente ai giochi. Permane esiguo il contenzioso relativo al settore dei tabacchi, mentre si conferma di poco inferiore al 50 per cento (così come risultava nel 2021) il carico di ricorsi in materia di giochi.

(…) Dai dati forniti dall’Agenzia in merito all’indice di positività per settore, si rileva una notevole disomogeneità: a fronte di un valore medio pari all’81 per cento, tale indicatore segna il minimo del 63 per cento nel settore delle Dogane e il massimo del 94 per cento nell’area dei Giochi“.

Per quanto riguarda l’attività antifrode della Guardia di Finanza “merita di essere menzionata una complessa ed articolata attività ispettiva, nei confronti di una società di diritto maltese, esercente l’attività di bookmaker, che ha operato in Italia mediante una stabile organizzazione occulta radicata nel capoluogo siciliano. La società – si legge nella relazione – avrebbe effettuato, sull’intero territorio nazionale, la raccolta illegale di scommesse nel settore dei giochi, avvalendosi di una rete di centri trasmissione dati e punti vendita ricarica non controllata dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli. Mediante un modello organizzativo strutturato su più livelli e dislocato capillarmente su tutto il territorio nazionale, essa avrebbe raccolto scommesse per centinaia di milioni di euro, non assoggettati ad alcuna imposizione ai fini delle imposte sui redditi e dell’IRAP e parzialmente sottratti a imposizione ai fini dell’Imposta unica sulle scommesse. Complessivamente, sono stati individuati ricavi non dichiarati per oltre 860 milioni di euro e una base imponibile ai fini IRES e IRAP di oltre 60 milioni di euro, nonché un’Imposta unica sulle scommesse evasa di 98,5 milioni di euro”.

“Nel 2022 – evidenzia ancora la relazione – gli stanziamenti iniziali del bilancio dello Stato ammontavano a circa 1.094 miliardi, in aumento del 3,1 per cento rispetto al 2021. La spesa finale era prevista aumentare del 5,6 per cento (contro il 16,7 per cento dell’anno precedente), mentre quella primaria si sarebbe posizionata al 7 per cento, lucrando sulla riduzione della spesa per interessi del 6,3 per cento, ma come risultato di un aumento dell’1,1 per cento della corrente e di oltre il 32 per cento di quella in c/capitale. Limitato l’impatto nel bilancio del 2022 dei decreti Covid, sull’andamento incideva già nel bilancio iniziale la crescita prevista degli importi destinati al Fondo PNRR (da 32,8 a 50,3 miliardi). Al netto di tali somme la crescita della spesa primaria si riduceva dal 7 al 4,7 per cento, dal 3,1 al 1,5 per cento quella complessiva. Pur ridimensionata, la crescita della spesa in conto capitale si confermava di tutto rilievo (+23,4 per cento). In parte diverso l’andamento delle autorizzazioni di cassa: la spesa finale era prevista aumentare del 3,2 per cento e quella primaria del 4,3 per cento. Al netto degli stanziamenti del PNRR, tuttavia, la primaria cresceva solo dell’1,9 per cento e quella in c/capitale del 2,6 per cento. Un risultato che confermava l’impostazione del bilancio: in un quadro di contenimento della spesa centrale rimaneva l’obiettivo di concentrare le risorse per rendere operativo il Piano nazionale di ripresa e resilienza. In termini di prodotto gli stanziamenti primari vedono ridursi il peso di 2,7 punti, mentre quelli della spesa in conto capitale crescono dal 6,4 al 7,8 per cento; nel complesso la spesa in rapporto al Pil passa dal 60,3 al 57,8 per cento. La lettura per categoria economica consente di acquisire elementi ulteriori. La variazione maggiore è quella relativa ai trasferimenti correnti alle famiglie: si tratta di una flessione di oltre il 47 per cento, che è legata sostanzialmente al riassorbimento del cuneo fiscale nella riduzione dell’Irpef introdotta dalla legge di bilancio per il 2022. Ad essa si aggiunge l’eliminazione dello stanziamento al fondo per incentivare l’utilizzo degli strumenti di pagamento elettronici legato al cashback. In flessione anche i consumi intermedi (-2,2 per cento): una riduzione su cui incidono anche i minori stanziamenti per le istituzioni scolastiche per il venir meno dei finanziamenti per il Covid, in parte compensati dai maggiori riversamenti alle entrate per gli aggi e i compensi trattenuti dai concessionari e rivenditori dei giochi“.

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