Le Scienze Comportamentali per un gioco consapevole. È l’ultima iniziativa promossa da Bva Doxa per introdurre il mondo delle Scienze Comportamentali nel settore del gaming. Cosa possono fare le Scienze Comportamentali per garantire che il giocatore sia nella condizione di controllare la sua azione di gioco senza restrizioni o costrizioni? Quali fattori influiscono positivamente nel guidare un gioco responsabile? Jamma lo ha chiesto a Sonia Biondi, Business Unit Manager di BVA Doxa.

  • Il mondo del gioco è stato più volte esplorato da Doxa. Quali sono le differenze tra le ricerche fatte in passato e questa iniziativa?

Possiamo dire che tutte le ricerche del passato ci hanno fatto capire che era tempo di agire. Conosciamo ormai molto bene le varie sfumature dei giocatori, quali sono le loro attitudini, le loro modalità di gioco e di scelta, e quali sono le motivazioni per cui scelgono un gioco piuttosto che un altro. Così come abbiamo studiato a fondo quanto e come tutte le varie regolamentazioni che si sono susseguite negli anni abbiano portato o no (più che no si) verso un reale gioco responsabile. Era il momento di rivolgersi non più alle attitudini ma al comportamento, indirizzare verso azioni che possano riflettere in un vero gioco consapevole. Come BVA Doxa abbiamo la fortuna di avere all’interno del gruppo degli esperti a livello internazionale delle Scienze Comportamentali, disciplina che fuori dai confini italiani viene adottata da governi e aziende, e che invece in Italia è ancora troppo poco conosciuta e diffusa. La differenza sostanziale è dunque che finora si trattava di conoscere, ora abbiamo utilizzato questa grande conoscenza per sussurrare azioni concrete. In due parole siamo passati dalla teoria alla pratica, dal pensiero all’azione.

  • Si parla molto del gioco d’azzardo evidenziando i volumi di spesa e le derive patologiche. In rarissimi casi si cerca di esplorare le ragioni per cui si gioca. Le scienze comportamentali possono rappresentare un nuovo approccio di studio?

No, le scienze comportamentali non studiano le motivazioni bensì analizzano il comportamento, agiscono su di esso, indicano la via per comportamenti etici. In realtà noi in Doxa da sempre studiamo anche le motivazioni di gioco, per questo sappiamo bene che la percentuale delle derive patologiche è molto inferiore di quanto sembri. Il gioco non è solo patologico, il gioco è anche e soprattutto desiderio di socialità, di connessione e comunità con altri (vedi ad esempio il Bingo), di sfida e di sana adrenalina (le scommesse, il Gratta e Vinci) e altro ancora. Abbiamo però avuto bisogno di esplorare e di approfondire quale è il journey del giocatore, quali sono i punti nevralgici all’interno delle sale giochi o dei punti vendita, dove una spinta gentile avrebbe ottenuto maggior risultato, verificando driver e barriere al gioco consapevole. Per questo abbiamo utilizzato un’altra disciplina molto importante l’etnografia, coniugando dunque l’antropologia culturale che studia l’essere umano all’interno del contesto sociale attraverso delle interviste etnografiche appunto, alle scienze comportamentali che individuano i processi decisionali alla base delle azioni. E questo si è decisamente un approccio di studio, che non è nuovo a livello internazionale, ma che lo è decisamente in Italia.

  • Quali sono a sua avviso i temi più rilevanti?

Secondo me è arrivato il momento di riconoscere, rispolverare e rinvigorire la parte sana del gioco, senza continuare a demonizzarlo perché si sa le cose proibite a volte sono più appeal di quelle che non lo sono. Ci sono dunque due livelli: quello dell’opinione pubblica per cercare di eliminare la stigmatizzazione ormai diffusa verso i giocatori, e quella dei giocatori per ricordargli di apprezzare la parte di benessere insita in un gioco consapevole prima che diventi un tunnel in cui ci si incanala senza chiedersi perché e dove arriva. Insomma il gioco come un momento di relax, di divertimento, di condivisione, di stimolo, non come fonte di facile guadagno.

  • In passato si è parlato di gioco responsabile, oggi si preferisce parlare di consapevolezza. E’ d’accordo con questa visione?

Si sono d’accordo perché può sembrare una sfumatura così sottile da apparire banale, ma non lo è per niente. Responsabile può essere anche una persona che si prende la responsabilità di giocare molto denaro perché è convinto di poterci guadagnare. Responsabile è chi risponde dei propri comportamenti e ne subisce le conseguenze, e chi gioca sa bene che una conseguenza può essere l’esclusione sociale e ne accetta l’effetto. Consapevole è chi ha cognizione e coscienza delle proprie azioni, la consapevolezza non si può inculcare: non è un dato o una nozione. E’ il caso della consapevolezza del rischio, che non frena ma rende accorti, è quel tipo di sapere che dà forma all’etica, alla condotta di vita, alla disciplina. E’ per questo che le scienze comportamentali sono fondamentali per i giocatori consapevoli, perché facilitano ed indicano la strada etica per essere coscienti dei propri momenti di gioco.

  • Nudge, anche detta ‘la spinta gentile’, può essere un approccio da seguire?

Non posso che risponderle con un grande e consapevole Si! Si perché è proprio per rendere i giocatori consapevoli, gentilmente responsabili, che abbiamo condotto questo progetto di ricerca multidisciplinare. E’ solo fornendo “pungoli” al punto giusto che si può aiutare il giocatore a ripristinare la parte ludica e sana del gioco, a fermarsi al momento giusto, a giocare per il gusto di farlo. E questi stimoli non devono essere invasivi, devono essere sussurrati lasciando sempre eticamente il libero arbitrio all’individuo. I Nudge non impongono, sussurrano è per questo che poi funzionano.

  • A chi può essere utile questa vostra iniziativa e perchè?

Sembrerebbe esagerato, ma io direi a tutti. A chi opera a livello legislativo per creare delle azioni efficaci ma non impositive, alle aziende per compiere delle azioni di marketing in un welfare win-win azienda consumatore, ai Monopoli di Stato ed alle concessionarie di gioco perché finalmente si creino delle campagne di gioco consapevole che portino ad azioni concrete, alle istituzioni tutte per formare dei cittadini eticamente rispettosi a qualsiasi livello sociale. cm

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