Le nuove proposte di Lecco contro il gioco d’azzardo: se non posso contrastarlo allora tanto vale guadagnarci

(Jamma) Se Crema ha studiato di salassare con l’aliquota massima dell’Imu le sale giochi e i bar accessoriati di macchinette mangiasoldi per disincentivarne la diffusione o addirittura indurre alla marcia indietro, il Comune di Lecco no. Ma la sua crociata contro il gioco d’azzardo va avanti.

Hanno pensato a un’altra “toppa”, in attesa della sospirata legge nazionale che metta paletti alla diffusione dei giochi: gli assessori al commercio Armando Volonté e ai servizi sociali Ivano Donato la settimana prossima andranno in Regione a chiedere manforte.

I proventi ora vanno parte ai distributori delle slot, parte a bar e sale giochi che le installano e parte allo Stato: e perché non anche ai Comuni? «Non è una soluzione al problema che sarà possibile arginare solo quando la normativa statale darà ai sindaci facoltà di avere voce in capitolo, ma se non altro è un modo per combattere ad armi quasi pari – spiega Volonté -. Visto che è il volume di gioco a generare business, ovvero quante più monetine si mettono nelle macchinette tanto più i titolari degli esercizi pubblici ci guadagnano, mentre le amministrazioni pubbliche si trovano ad affrontare con le casse vuote gli effetti nefasti sul benessere sociale e sull’ordine pubblico di questa offensiva economica milionaria, almeno che la Regione ci aiuti a creare le condizioni di poter curare la gente con parte dei soldi che ha speso per rovinarsi, o di prevenire il peggio con attività appropriate di disincentivazione».

Le cifre fanno impressione. Una macchinetta rende al titolare 250 o 300 euro al mese (al netto dei proventi che vanno allo Stato e ai distributori) e il giro d’affari a Lecco è stato calcolato intorno ai 70 milioni all’anno, cioè quanto il fatturato di un’azienda di medie dimensioni.

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