Casinò di Venezia. FdI contrari alla vendita, ‘soluzione per coprire errori strategici e specifiche responsabilità’

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(Jamma) In un comunicato Sebastiano Costalonga e Raffaele Speranzon del Gruppo “Fratelli d’Italia” del Comune di Venezia criticano aspramente la scelta del comune di Venezia di affidare a terzi la gestione della Casa da gioco. “Continueremo – dichiarano – ad essere contrari a questa soluzione finalizzata solamente a riparare/coprire tutti gli errori strategici fin qui fatti, coprendo forse alcune specifiche responsabilità. E  – proseguono – continueremo a segnalare con forza, ai Ministri Alfano e Cancellieri, l’errore possibile”.

“Nel caldo Ferragosto – si legge nella nota – a Venezia la giunta lavora e la questione Casinò è l’argomento del momento. Gli incassi del Casinò municipale sono precipitati negli ultimi anni e il Comune (che è il proprietario) non ne ricava più come in passato, con conseguenti tagli nei bilanci di previsione. Con questa premessa arriviamo alla seduta del 12 agosto, con l’approvazione della proposta di deliberazione 2013/564 “Affidamento in concessione a terzi del servizio di gestione della Casa da gioco di Venezia e contestuale cessione della società Casinò di Venezia gioco Spa, interamente partecipata della società Cmv Spa”. La vendita della “Casinò Spa” dovrà arrivare presto (lunedì 9 settembre) in consiglio comunale. I circa 600 dipendenti, dopo un anno di tira e molla, e con alle spalle lunghi scioperi che hanno già causato mancati incassi per milioni di euro, vedranno entro l’anno la “fine”. La fine di un’azienda che non ha saputo tenere il passo con i tempi, incapace di fare scelte difficili ma necessarie. Purtroppo non si può che registrare che tutto questo è una storia di mala gestione che viene da lontano e nessuno – proprio nessuno – ci fa bella figura, chi ne perde è l’intera città. Nel periodo delle “vacche grasse” il Comune di Venezia incassava, con l’accordo tra le parti, oltre 100 milioni all’anno ma con il passare degli anni, nel 2012, la cifra era scesa a 20 milioni. Tutto il resto passava in secondo piano: la gestione clientelare, il nepotismo, l’inefficienza, gli eccessivi costi del personale (a tutti i livelli). Tutti avevano la loro opportunità e, così, tiravano a campare. Intanto, intorno al Casinò e in città, il mondo del gioco cambiava, ma la dirigenza (di nomina politica), non se ne accorgeva. Tentativi di nuovi sviluppi non vedevano la luce e Venezia continuava a non essere più competitiva, perdendo inoltre lo spirito concepito come parte vitale di un progetto di ospitalità, divertimento e cultura che vedeva nascere il Casinò al Lido di Venezia negli anni Trenta. Oltre il confine, i Casinò aggiornavano la loro offerta proponendo pacchetti vacanza/weekend con accoglienti alberghi a prezzi ragionevoli, centri benessere, spettacoli, ristoranti adeguati e quant’altro: cercavano insomma di rendere piacevole il soggiorno dei visitatori, puntando su un concetto più moderno di intrattenimento complessivo, non basato esclusivamente sul gioco. Nessuno sembra in grado di proporre un piano industriale serio e adeguato ai tempi e, se si devono cercare delle colpe, non possono sottrarsi la/le dirigenze susseguite e la perseguita volontà di una strada irremovibile indicata dal sindaco Orsoni. Vittorio Ravà, amministratore delegato del Casinò di Venezia, il Cda tutto compresi i revisori dei Conti, pur percependo salari da “paperoni”, non sono stati in grado di rendersi conto dell’andamento economico dell’azienda e hanno continuato ad affossare una risorsa preziosa dell’intera città. Chi ha ragione, allora? Cosa succederà domani? Chissà… Di certo è che c’è fretta: fretta di poter incassare e garantire il Comune introiti certi affidando/vendendo la gestione di un’azienda fin qui condotta in maniera discutibile, incapace di far funzionare al meglio. Qualcuno, la misteriosa società russa e la catena di hotel nordamericana, sono pronte a versare il corrispettivo previsto dall’operazione e forse risolveranno momentaneamente i problemi di bilancio dell’amministrazione comunale ma lasciando una città sempre più povera di patrimonio immobiliare ed economico e con mano libera, forse, di agire verso la dirigenza e il personale. Da parte nostra, come gruppo “Fratelli d’Italia”, continueremo a essere contrari a questa soluzione finalizzata solamente a riparare/coprire tutti gli errori strategici fin qui fatti, coprendo forse alcune specifiche responsabilità. E continueremo a segnalare con forza, ai Ministri Alfano e Cancellieri, l’errore possibile.

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