Oggi il ricorso al Tar di oltre 40 operatori di scommesse. Nel merito si discuterà il prossimo 28 giugno.
Rischia di diventare l’ennesimo caso di gestione di fondi poco oculata quello dei Fondi destinati a sostenere il settore sportivo in conseguenza alla pandemia da Covid-19 e alle successive misure di distanziamento sociale. Si tratta del Fondo, neanche a dirlo, alimentato introducendo una tassa dello 0,5% sulle scommesse.
Si tratta di somme che i concessionari di gioco, in parte, hanno ritenuto di non versare all’ADM e per le quali oggi (sono oltre 40) saranno al Tar con l’intento di chiedere la sospensione della determinazione direttoriale del 5 gennaio 2023. Con quella determina, dopo le osservazioni della Corte dei Conti, l’ADM introduceva modifiche alle modalità di prelievo. Un atto dovuto, a conclusione di un confronto con la Ragioneria dello Stato proprio sulle modalità di calcolo di quelle somme. Ad oggi, secondo quanto Jamma è in grado di riferire, le somme versate dai concessionari di scommesse ammontano ad oltre 87 milioni di euro.
In attesa di conoscere la decisione del Tribunale Amministrativo sulla legittimità del prelievo, restano forti perplessità sull’utilizzo del ‘Salva -sport”.
L’utilizzo, dettato dallo stato emergenziale, risulta, come si direbbe non del tutto rispettosa delle norme primarie, che si sono susseguite nel tempo, insomma soldi dati ‘a pioggia’ ed evidentemente senza molti controlli. Basti pensare che alcuni decreti non sono stati neppure convertiti in legge.
Una mole di risorse distribuite sotto forma di contributi a fondo perduto in soli due anni erogati a favore di decine di migliaia di associazioni e società sportive individuate a seguito di procedure ad evidenza pubblica su cui non è stato esercitato un adeguato controllo.
35 milioni nella provincia di Roma, poco più di 15 in quella di Napoli e altri 15 anche in provincia di Viterbo, dove le società e le associazioni che ne hanno beneficiato sono oltre il doppio di quelle registrate al CONI.
Insomma una situazione poco chiara su cui in cui si evidenzia la distribuzione delle risorse destinate al settore sportivo senza una logica programmatoria che non ha rispettato in modo puntuale le finalità indicate dal legislatore per le diverse misure messe in campo, che sono state utilizzate prevalentemente in modo indifferenziato. Tanto meno avrebbero funzionato le attività di controllo, previste, e mai implementate.