Senato. Nencini (Psi): ‘Quali misure i ministri intendono adottare per contrastare la ludopatia e la dilagante promozione del gioco?’

(Jamma) In un’interrogazione rivolta ai Ministri dell’economia e delle finanze e della salute il senatore Riccardo Nencini chiede di sapere, dal momento che lo stesso decreto-legge n. 158 del 2012 (Balduzzi) all’atto pratico non risulta organico, “Quali misure i ministri interrogati intendano adottare ai fini di un contrasto effettivo alle ludopatie e alla dilagante promozione del gioco d’azzardo attraverso la relativa pubblicità e la commercializzazione capillare di tale attività” e se non “ritengano opportuno concepire una sanatoria per reati che coinvolgono una malattia (ludopatia,ndr), causa di enormi disagi per intere famiglie italiane, non incentivi comportamenti fraudolenti e non aumenti le responsabilità dello Stato, già coinvolto in prima persona attraverso la sua concessionaria Lottomatica, che gestisce scommesse sportive e ippiche, apparecchi da intrattenimento o videolotterie e giochi on line;

Di seguito i ltesto integrale della dell’interrogazione a risposta scritta

Premesso che: 800.000 sono le persone censite in Italia già colpite da ludopatia, una patologia derivante dalla distorsione dell’approccio al gioco, conseguenza della legalizzazione, avvenuta circa dieci anni fa sul piano normativo, di alcune forme di gioco d’azzardo, come i gratta e vinci e le slot machine;

se regolamentare un’istintiva propensione umana al gioco, come sostengono i concessionari, ha potuto togliere circa 80 milioni di euro di introiti alla criminalità organizzata (nelle cui mani, però, ne rimangono ancora circa 10), la legge, così come è stata formulata, non è riuscita a contrastare il fenomeno del gioco compulsivo, che si sta trasformando in piaga sociale, responsabile di molte tragedie famigliari;

l’esistenza di una vera e propria patologia è stata riconosciuta anche dallo Stato quando l’ha inserita, attraverso il decreto-legge n. 158 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 189 del 2012 (cosiddetto decreto Balduzzi), nei livelli di assistenza sanitaria (Lea), fatto indubbiamente positivo, ma che comporta un aggravio dei costi sociali probabilmente maggiore del gettito fiscale generato da giochi e scommesse. Tra l’altro, i 9 miliardi di gettito fiscale non sono destinati agli enti locali che erogano i servizi di assistenza garantita;

la maggiore responsabilità dell’attuale legge è aver consentito la possibilità di concedere prestiti all’interno delle sale da gioco, con il rischio che si verifichino fenomeni di usura; l’aver permesso la distribuzione di gratta e vinci in luoghi di troppo facile accesso, come gli sportelli postali e i supermercati, creando un sistema sicuramente incentivante; infine, l’aver permesso la pubblicità accattivante e ingannevole, anche in fasce d’ascolto di punta, attraverso testimonial sportivi di successo, che invece rappresentano la parte sana del gioco;

le fasce sociali più esposte sono gli anziani, i disoccupati o le persone a basso reddito che ripongono nel gioco le speranze di un riscatto sociale, nonché gli adolescenti, attratti fortemente dal poker on line, purtroppo di appalto di provider internazionali, che più facilmente eludono i controlli;

anche in Parlamento sono stati fatti diversi tentativi, nella XVI e nella XVII Legislatura, per affrontare fattivamente il problema, non sempre considerato nella sua giusta dimensione. Vengono, soprattutto, sottovalutate le conseguenze che si generano a catena, a ricasco d’interi nuclei familiari;

a giudizio dell’interrogante, lo stesso decreto-legge n. 158 del 2012 all’atto pratico non risulta organico, così come la regolamentazione della commercializzazione, che, allo stato attuale, appare piuttosto anarchica;

da un articolo de “Il Venerdì” di Repubblica del 6 dicembre 2013, si apprende che il Governo avrebbe concesso “un lauto sconto su una multa inflitta agli operatori del settore per far cassa e coprire l’abolizione dell’Imu”. All’origine della questione c’è una sanzione da 2,5 miliardi che la Corte dei conti ha comminato a 10 operatori per il mancato collegamento degli apparecchi alla rete telematica dello Stato, gestita da Sogei, e il mancato rispetto di alcuni livelli di servizio nella trasmissione dei dati degli apparecchi di gioco tra il 2004 e il 2007. Tra gli operatori coinvolti anche la Gtech SpA acquisita nel 2006 proprio da Lottomatica, concessionaria esclusiva dello Stato italiano. Il Governo avrebbe deciso di abbassare al 20 per cento per cento l’aliquota della sanatoria per le slot machine irregolari, a condizione che il pagamento avvenisse in una unica rata anche se la Corte dei conti ha rialzato il versamento al 30 per cento, rispettando questa sorta di “concordato”;

solo 6 operatori hanno accettato la sanatoria, con il risultato che nelle casse dello Stato è arrivata solo la metà del mezzo miliardo di gettito stimato,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo non ritengano che concepire una sanatoria per reati che coinvolgono una malattia, causa di enormi disagi per intere famiglie italiane, non incentivi comportamenti fraudolenti e non aumenti le responsabilità dello Stato, già coinvolto in prima persona attraverso la sua concessionaria Lottomatica, che gestisce scommesse sportive e ippiche, apparecchi da intrattenimento o videolotterie e giochi on line;

quali misure intendano adottare ai fini di un contrasto effettivo alle ludopatie e alla dilagante promozione del gioco d’azzardo attraverso la relativa pubblicità e la commercializzazione capillare di tale attività.

Articolo precedenteCasinò di Sanremo. Lo Snalc polemizza sull’assunzione di due nuovi collaboratori a progetto
Articolo successivoFirenze. Il Pd protesta contro l’apertura di una nuova sala giochi