La proposta del Senatore Zaffini di incrementare la tassazione sulle attività di gioco per finanziare interventi in favore del Sistema Sanitario non è nuova. Nelle scorse settimane, in sede di approvazione delle delega fiscale e il riordino del gioco, il Senato aveva votato un ordine del giorno che impegna il Governo in questo senso.

Tra il dire e il fare, però, la strada è lunga. La proposta di una tassa sul gioco d’azzardo, mirata a finanziare la sanità, sarebbe stata accolta con scetticismo negli uffici del Mef, perché «non è tecnicamente realizzabile nel breve periodo». L’ipotesi è stata messa ufficialmente sul tavolo da Fratelli d’Italia, con un ordine del giorno alla delega fiscale approvato in commissione Finanze al Senato, che impegna il governo «a prevedere un incremento delle risorse destinate al finanziamento del Ssn, mediante un adeguato riordino della disciplina delle entrate complessive dall’attività di raccolta del gioco che, in particolare, consegua un aumento dei canoni di concessione, specie dei giochi online, in funzione dei volumi di raccolta delle giocate e delle scommesse».

Ma fonti del ministero dell’Economia, secondo quanto riportato dalla stampa nei giorni scorsi, spiegano che non è così semplice: «Prima di tutto la legge non consente destinazioni specifiche di questo tipo, bisognerebbe creare un fondo ad hoc e poi stabilire che quei soldi vanno alla sanità – è il ragionamento –. Tra l’altro, le gare per le concessioni si potranno fare forse a fine 2024, quindi gli ulteriori introiti potrebbero essere disponibili per il 2025, non prima». Insomma, pur accogliendo la proposta di finanziare la sanità con il gioco d’azzardo, non è da lì che possono arrivare i 4 miliardi che Schillaci pretende subito. Quindi? «Le risorse verranno reperite in un altro modo, ma ora è impossibile dire come – aggiungono le stesse fonti – dobbiamo aspettare la Nadef e l’assetto definitivo dei conti».

Dall’opposizione, ovviamente, incalzano il governo, perché è «necessario garantire un incremento progressivo e certo di risorse per colmare il gap che ci divide dai Paesi maggiormente avanzati», dice Marina Sereni, responsabile Sanità nella segreteria del Pd. «Non possiamo che sostenere il tentativo del ministro Schillaci di ottenere risorse aggiuntive – spiega –, il governo dovrebbe invertire la rotta sul fisco e non rinunciare colpevolmente a recuperare i fondi dall’evasione». Sulla stessa linea la vicepresidente del Senato del Movimento 5 stelle, Mariolina Castellone, convinta che «l’emergenza numero 1 del Paese è la sanità e questo governo non è in grado di affrontarla». E i parlamentari M5s delle commissioni Affari Sociali avvertono Schillaci che, comunque, 4 miliardi non bastano, «è una toppa troppo piccola per riuscire a tappare un buco di quelle dimensioni, che rischia di inghiottire la sanità pubblica – dicono –. Bisogna raggiungere l’8% in rapporto al Pil».

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