Confusione tra allevatore e proprietario danneggia ulteriormente settore

“La situazione dell’ippica in Italia sta vivendo un momento difficile. Il cronico ritardo nei pagamenti da parte del Masaf, una tassazione iniqua nelle vendite dei cavalli, un montepremi non adeguato al rincaro dei costi di produzione, e non indicizzato da anni all’inflazione, una cattiva gestione degli ippodromi e una sempre tardiva programmazione delle corse, hanno di fatto decimato il numero dei proprietari dei cavalli da corsa creando così un allarmante squilibrio del mercato e del mondo ippico. Attualmente purtroppo negli allevamenti italiani ci sono ancora alcune centinaia di puledri invenduti. È un segnale inedito e molto allarmante in quanto l’allevatore si vede costretto a regalare i prodotti oppure a provare di metterli in doma e quindi, di fatto, diventare proprietario con tutti i costi che ne conseguono. La diretta conseguenza a tutto ciò è il drastico calo del valore di mercato dei puledri, delle fattrici e di conseguenza dei cavalli in genere. Questo succede nell’imminenza della prossima stagione di monta in cui già si può ipotizzare una diminuzione di parecchie centinaia di fattrici coperte e quindi, nel 2025, un sensibile calo dei nati. È un chiaro segnale di involuzione del sistema.  Tutto ciò crea anche una grande confusione dei ruoli tra allevatore, che diventa proprietario, il proprietario che per non svendere le proprie cavalle a fine carriera si industria allevatore. Tale confusione tra le due figure trainanti dell’ippica porta a una situazione di incertezza e di stallo in un mondo già fragile così che danneggia tutti. Gli allevatori che si trovano una concorrenza spesso hobbistica, i proprietari stessi, che di fronte ai costi e alle difficoltà dell’allevamento con il tempo si scoraggiano e si allontanano dal settore, che perde risorse e appassionati e per cui perdono anche le casse dello Stato. Bisognerebbe correre ai ripari creando un albo allevatori legato all’agricoltura in cui la professionalità venga riconosciuta e inserita in tutti i programmi di sostegno agricolo, considerando che l’allevamento del cavallo da corsa è per eccellenza in sintonia con tutte le ultime direttive europee nel legame e nella tutela del territorio e dell’ambiente (SQNBA). La mancanza del settore ippico nel mondo agricolo è assurdo e anacronistico. L’allevamento del cavallo trottatore è per natura agricoltura nobile, ancorato alle tradizioni di un’attività legata al territorio, senza la possibilità che ci siano pratiche industriali, inquinanti e intensive, oltremodo un lavoro non meccanizzabile che quindi crea occupazione. Diretta conseguenza a ciò dovrebbe essere l’applicazione di un’Iva agevolata, come c’è già in Francia, in sintonia con le decisioni assunte, e seguendo le indicazioni della Comunità Europea, e l’aumento dello stanziamento per il settore, che stimolato si riattiverebbe subito in un circolo virtuoso con un ritorno immediato per l’erario. Fino ad arrivare con riforme mirate, all’autofinanziamento.  Per gli allevatori italiani dei cavalli da corsa il tempo sta per scadere, è necessario che tali misure vengano prese al più presto, per non disperdere un patrimonio genetico sportivo, culturale, umano e professionale che il mondo ci invidia”. Lo afferma il Presidente dell’Associazione nazionale Allevatori Trotto, Roberto Toniatti.

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