Astro al Presidente della Camera: l’Italia ha bisogno di ‘tante’ leggi nuove

(Jamma) Ricevere associazioni di volontariato, ascoltare le rispettive tesi e istanze, proporre che l’Italia debba essere un Paese serio ed equilibrato, in cui i problemi di tutti siano affrontati con le giuste misure che meritano e che siano il frutto di approfondimenti professionali e laici: tutto ciò è nobile e giusto.

Dichiarare, spiega l’associazione Astro, che la priorità attuale del Paese sia una nuova legge sul gioco, che risponda alle esigenze di associazioni (che chiedono la scomparsa del circuito legale di gioco) costituisce presa di posizione impegnativa ed equivoca.

Equivoca perché scambia l’impellenza di una riforma di sistema (di una riforma , si ribadisce, tra le 25-30 che egualmente si profilano prioritarie), con l’amorevole accondiscendenza con cui si è sostenuta una istanza foriera di altri 200 mila disoccupati (e di 8,5 miliardi di euro in meno di solo gettito erariale da tributo diretto sulla distribuzione di gioco pubblico).

Impegnativa perché non tiene conto, per l’appunto, delle ripercussioni di tale presa di posizione.

In un Paese che ha già superato la boa del 40% della popolazione giovanile disoccupata, ogni rappresentante istituzionale ha il dovere di “avvertire” la necessità di risposta, a chi lamenta le problematiche sociali derivanti dal gioco patologico, in un’ottica di chiara e ferma salvaguardia del circuito legale di imprese che oggi sono impegnate nel gioco legale – controllato e (per quanto normato), responsabile.

Non è operazione “banale”, su questo si può convenire; ma se non si è in grado di farlo, allora l’astensione da una presa di posizione foriera di una minaccia a 200 mila posti di lavoro dovrebbe essere, questa si, una priorità “espressiva” assoluta.

L’Italia ha bisogno di tanti Leggi, ed elevare a priorità la contrapposizione etica al gioco di Stato è operazione che evoca solo la leggendaria “perfezione” dell’Amministrazione Comunale Genovese, talmente brava in tutto e per tutto (dal trasporto locale, alla cultura, alla gestione portuale, alla tutela idrogeologica del suolo) da potersi permettere di proporsi alla cittadinanza con un unico programma politico: la cacciata del gioco (quello lecito, perché quello illecito nel frattempo spopola), dalla città.

Non è operazione “popolare”, anche su questo si può convenire, perché non si può pensare di diventare “celebri” difendendo (come “sistema pubblico” si intende) l’unica industria di Stato che ancora riesce ad evitare la estero-vestizione; tuttavia è oramai pacifico l’anti-gioco non “paga” sotto il profilo del consenso, non smuove le piazze, non fuoriesce dai circoli intellettuali delle associazioni tematiche di contrasto al gioco in quanto tale, e soprattutto non convince i cittadini a dover rinunciare ad asili, trasporto locale, o posti di lavoro pur di avere un bar che faccia solo caffè e non ospiti anche una slot legale e controllata.

Ogni ruolo istituzionale impone di saper riconoscere il “bene pubblico” e di saperlo anche imporre, con assunzione di responsabilità, senza sentirsi condizionati dai twitter e obbligati al compiacimento dei movimenti (soprattutto quelli auto-referenziali).

La prima legge di cui l’Italia necessita, quindi, è quella dell’immediata adozione di criteri di decisione istituzionale che mettano nero su bianco benefici e costi di ogni determinazione che si assume nell’interesse pubblico.

Non è facile “scrivere” questa Legge, e molti ritengono addirittura che non debba essere scritta, perché implicita nel ruolo istituzionale che si assume quando si fa politica, e quindi offensiva nei confronti di chi ritiene già di comportarsi con tale criterio con facoltà di censurare chi, invece, agisce diversamente.

Il gioco lecito è un “contesto” molto complesso, in cui molteplici profili e dettagli necessitano di approfondimento e studio. L’associazionismo di settore è a disposizione per chiarire ogni aspetto del comparto, sicuro che solo la conoscenza e la competenza possano generare innovazioni positive e tutele reali tanto per i cittadini quanto per le Istituzioni. Lo è stato sempre e sempre lo sarà, nonostante il clima generato dalla gogna mediatica della disinformazione. Il Gioco lecito è gioco pubblico e in tale contesto la lealtà istituzionale non è un optional, ma preciso criterio operativo a cui non è dato sottrarsi, neppure al cospetto di iniziative legislative annunciate o avviate di stampo prettamente “punitivo” nei confronti delle imprese di servizio che lavorano per l’Amministrazione Finanziaria.

Riconoscere in tutto ciò una risorsa del Paese e per il Paese (migliorabile quanto si vuole ma sicuramente “diversa” dal morbo del secolo che si contrabbanda mediaticamente negli ultimi 24 mesi) è, quindi, atto rimesso alla “capacità” di chi detiene ruoli istituzionali.

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