Gioco, politica e social. Il bliz fallito sulle slot che deve far riflettere

(Jamma) – Solo pochi giorni fa il comparto degli apparecchi da intrattenimento si è trovato di fronte all’ennesimo ridicolo episodio che ha visto protagonista la Newslot, ovvero l’apparecchio da gioco contro cui da tempo si sta scagliando una certa parte della pubblica opinione. Su chi siano i promotori delle campagne anti-slot avremmo molto da dire, limitiamoci per il momento a riflettere sulla loro sospetta avversione nei confronti delle slot nonostante tutti si manifestino professionisti nonché studiosi e quindi perfettamente consapevoli dei rischi che altri giochi, di cui stranamente non parlano, costituiscano al pari delle slot il rischio di influenzare i consumatori ed esporli al pericolo di comportamenti compulsivi.  Ma torniamo alla strana, e già rivista, vicenda del fallito bliz alle imposte sulle slot.

Lo scenario è quello della fase di conversione della manovra di stabilità.
La commissione Bilancio del senato ha esaminato a lungo la manovra ma, approvando di fatto solo gli emendamenti di relatori e governo, e per l’opposizione di Lega e Forza Italia, non è riuscita a dare via libera al testo trasmettendo all’Aula il disegno di legge originario, ovvero quello deliberato dal Consiglio dei ministri. In questo modo ha ”costretto” il governo a mettere in piedi in tutta fretta un maxiemendamento sostitutivo del testo, su cui è stata votata anche la fiducia.

 

 

La logica vuole che in questi casi il maxiemendamento contenga i soli emendamenti approvati in commissione e invece, in questo caso, sono stati aggiunti alcuni commi, tra cui l’innalzamento del prelievo erariale unico sui giochi dal 13,5 al 14%, nonostante di questo non si sia mai parlato in commissione e dove erano stati respinti molti altri emendamenti dello stesso tenore.

 

 

Durante la discussione in Aula sono intervenuti diversi senatori per evidenziare come il maxiemendamento fosse diverso da quanto era stato concordato.
L’Aula si è prima espressa a favore del maxiemendamento votando la fiducia, quindi il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanni Legnini ha preso la parola per confermare l’anomalia e informare sulla proposta di coordinamento, poi approvata, che conteneva la cancellazione di tre commi.

 
Di quell’articolo, secondo indiscrezioni, si sarebbero accorti i Monopoli di Stato, la cui Direzione che avrebbe contattato la Ragioneria Generale dello Stato. L’aumento dall’imposta, come già in altre occasioni evidenziato, produrrebbe un decremento delle giocate da parte dei cittadini e una emersione dell’illegale: quindi un calo delle entrate erariali. Qualcuno insomma ci ha messo una pezza ma sappiamo bene che ora il testo passa alla Camera e sicuramente ci sarà qualche politico pronto a gridare allo scandalo. Qualcuno che, guarda caso, risulterà essere un fedele frequentatore dei social dove, da qualche mese, si consuma la singolare battaglia di scatenati twittatori decisi a far voce a quella che un sociologo e filosofo tedesco, Habermas, ha definito la “sfera pubblica effimera”, riferendosi alle comunicazioni informali ed episodiche che hanno luogo nei caffè o per strada, che sempre più spesso si palesa nelle pagine personali dei politici e nelle timeline di Twitter.

 

 

Il rischio, insomma, è proprio questo, che sotto l’onda emotiva di qualche politico deciso a crearsi il solito, necessario consenso, finisca per dare credito a moltissime errate e assolutamente infondate teorie di qualcuno che, dietro tanto entusiasmo, nasconda ben altri interessi. Come spiega Giovanni Boccia Artieri, ordinario di sociologia dei new media ad Urbino, “lo stato di vigilanza civica associato alla pressione di appartenere a cerchie sociali connesse attraverso la Rete crea nuove condizione di vita politica degli eletti”.

 

 

E’ esattamente il dubbio che ci assale. E allora, cari twittatori, se siete davvero professionisti disinteressati, cominciate a scrivere solo cose di cui siete davvero informati.

 

 

Basta con la demagogia.

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