Finalmente un’importante e chiaro cenno da parte della Corte di Cassazione sulla vexata quaestio dei computer pubblici.

La Suprema Corte, Sezione Terza civile, nell’ambito di procedimento nel quale la parte ricorrente, patrocinata dall’avv. Marco Ripamonti (nella foto), ha impugnato sentenza d’appello, con cui la Corte d’Appello di Lecce aveva affermato il diniego assoluto ed incondizionato di installazione di postazioni Web, riformando pronuncia di segno opposto del Tribunale salentino che, con Ordinanza del 3 ottobre 2023, ha precisato: resta ferma la liceità di installare postazioni Internet in pubblici esercizi, dovendosi invece valutare, ai fini sanzionatori, se l’utilizzo finalizzato al gioco sia il risultato della consapevole e libera scelta del cliente, o se invece sia addebitabile all’esercente.

Dato il valore nomofilattico della pronuncia emananda, la Cassazione disporrà pubblica udienza per la discussione orale.


Molto soddisfatto l’avv. Marco Ripamonti, che ha così commentato: “E’ sempre buona norma essere prudenti nella valutazione di ordinanze interlocutorie, ma mi sembra chiaro che la pronuncia pone due punti fermi: primo, il decreto Balduzzi non può interpretarsi quale assoluto ed incondizionato divieto di installare postazioni Web, secondo, ai fini sanzionatori va valutato se la connessione Web sia dovuta, o meno, a libera e consapevole scelta del cliente o se sia indotta dall’esercente.

Una pronuncia che, a quanto pare, sembra proprio smentire tutta quella corrente giurisprudenziale secondo cui andrebbero tout court abolite le libere postazioni Web dagli esercizi pubblici

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