“Gioco per colpa di un farmaco”. Per il Tribunale non va risarcito

 

(Jamma) Perse una fortuna al gioco d’azzardo, di cui non era mai stato dipendente, e per questo Paolo Chisci ha intentato una causa per chiedere un maxi risarcimento da 300 mila euro alla Asl di Massa Carrara. La vicenda del pensionato carrarese inizia nel 1999, quando gli viene diagnosticato il morbo di Parkinson; i medici dell’azienda sanitaria iniziano a prescrivergli degli specifici farmaci tra cui i “dopamino-agonistici”, che combattono gli effetti di un ormone, ma che tra gli effetti collaterali annovera la possibilità che si sviluppi un atteggiamento compulsivo verso il gioco. Questo sarebbe successo a Chisci: in poco tempo ha iniziato a giocare ai videopoker, lotterie istantanee tanto che in un solo giorno era arrivato a comprare anche 500 “gratta e vinci”, prima di essere scoperto dai familiari. Solo dal 2005 però la febbre del gioco è stata inclusa tra gli effetti collaterali nel foglietto di avvertenze del medicinale. Così Chisci, assistito dall’avvocato Riccardo Lenzetti, due anni fa ha avviato la causa civile . Ma non è andata bene al pensionato di 70 anni.

Il tribunale di Viareggio ha stabilito che non ci sarà nessun risarcimento danni. Un pronunciamento favorevole sia all’Asl che alle case farmaceutiche coinvolte (la Eli Lilly Italia e la Boeringher). Ora i legali di Chisci hanno impugnato la sentenza in Corte d’Appello a Firenze. E l’Asl, di conseguenza, ha rinnovato l’incarico al legale che l’aveva seguita in questa vicenda, il professor Claudio Cecchella, in vista dell’udienza che si terrà il 18 dicembre.

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