Lega Ippica Italiana. Solo mettendo i destini del settore in mano agli operatori ippici, usciremo da questo paradosso

(Jamma) “Solo alcune considerazioni- si legge in una nota inviata dal Comitato Lega Ippica Italiana – che non sono di risposta ad alcuno, ma semplici riflessioni sul presente e sul futuro. Vogliamo sottoporle al giudizio di ognuno di quegli ippici che vivono, da imprenditori, da professionisti o da semplici appassionati, la drammatica situazione attuale dell’ippica a gestione pubblica. Solo chi non vive sulla propria pelle questa situazione può pensare che la salvezza stia nel proseguire con una gestione centralista e burocratica da parte del Ministero di riferimento, attraverso dipendenti pubblici spesso con scarsa conoscenza del settore e sottoposta a regole certamente non adeguate ad un settore dinamico come il nostro.

Quello che sta accadendoci è assolutamente censurabile e la difesa di questo sistema sottintende, da parte di chi la esercita, o malafede o incapacità. Pensare che se non ci fossero stati quei 108 milioni di denari pubblici l’ippica sarebbe finita da tempo significa non capire che se non ci fosse stato lo spreco dei nostri denari, quelli da noi prodotti, forse di quei 108 milioni non ci sarebbe stato neanche bisogno.

Se ai vertici dell’ippica non si fossero avvicendati negli anni numerosi Commissari parcheggiati lì dalla politica, se non ci fosse stato un inutile “Carrozzone” romano sulle spalle dell’ippica, se non ci fossero state sedi faraoniche, se non ci fossero state spese folli per Televisione e Antidoping (peraltro con risultati assolutamente inadeguati), se non ci fosse stata un’indecente gestione dei vari gradi della Giustizia, se non ci fosse stato il boicottaggio della Scommessa ippica, e potremmo andare avanti all’infinito…

Questa non è demagogia, ma la consapevolezza che solo mettendo i destini del settore in mano agli operatori ippici, forse potremo un giorno uscire da questa situazione paradossale, una situazione nella quale in tanti producono e in pochi mangiano. E quelli che mangiano di più, di solito, non fanno neanche parte del ciclo produttivo.

La nostra ippica, quella degli anni a venire, non dovrà dare spazio né ai parassiti, né a poltrone e poltroncine. Noi vogliamo un’ippica che si regga su un sistema agile e moderno all’insegna dell’imprenditorialità, e i cui punti di riferimento, oltre alle competenze specifiche, siano il rigore e l’etica. Per questo abbiamo lottato fino ad ora e per questo continueremo a farlo nei prossimi mesi”.

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