AS.TRO, il 4 luglio Tar Liguria valuta legittimità del regolamento comunale di Genova

(Jamma) Non sarà una sentenza, ma un’ordinanza cautelare a decidere a che ora dovranno essere spente le slot e a che ora dovranno chiudere le sale giochi e gli esercizi dedicati di Genova.
Per il prossimo 4 luglio, infatti, è fissata l’udienza di camera di consiglio per discutere l’istanza di sospensiva dei provvedimenti comunali di inibizione “oraria” all’uso degli apparecchi da gioco, immediatamente lesivi della sfera giuridica degli operatori e pertanto presentati dai Gestori e dai Concessionari.

Nulla di “straordinario” per la vita “normale” di una Amministrazione Comunale, la quale affronta quotidianamente la opposizione delle varie categorie, laddove vengano adottati bilanciamenti di interessi pubblici ritenuti lesivi dell’iniziativa economica, ovvero ultronei rispetto alla continenza dell’azione amministrativa lecita.

Per il “gioco”, invece, è “guerra”, tanto è vero che gli Assessori più schierati a favore della “simbolica” crociata contro il gioco (simbolica perché ciò che verrà tolto al gioco lecito verrà “consegnato” a quello illegale) hanno pensato di affidare ad una ufficiale conferenza stampa la loro dichiarazione di “resistenza ad oltranza” rispetto ai ricorsi presentati dalle categorie di settore (mai invitate né ammesse ad alcuna forma di contraddittorio – confronto – ascolto).

Genova, come si sa, è una città che non ha problemi urbanistici, non conosce criticità geo-ambientali, non soffre delle tipiche emergenze metropolitane (viabilità, trasporto pubblico, immigrazione, degrado, abusivismo edilizio, disoccupazione, dismissione di impianti industriali, ecc. ecc.), ma che annovera il gioco legale e controllato come unica priorità di intervento, rispetto alla quale la notoria “debolezza” della gente che vive a contatto col mare ha imposto al Comune di adottare provvedimenti “turchi” che vietino le slot nel territorio.

Per questa ragione il Consiglio Comunale non ha esitato nel motivare la sua iniziativa “anti-gioco lecito” come misura indispensabile per “allontanare” dalla città quell’usura – quella criminalità – quella epidemia sanitaria che “il solo gioco lecito” ha portato nel Territorio, provocando gli “unici” disastri censiti nell’ex repubblica marinara negli ultimi anni.

Che la “questione gioco-lecito” non sia più prettamente giuridica è oramai evidente, posto che, come avviene in Turchia, è l’ideologia a decretare di “immondo” un fenomeno che è entrato a far parte dei costumi popolari “senza il benestare” dei sapienti del tempio.

Il T.A.R. farà quello che potrà, consapevole del fatto che non è la giustizia amministrativa lo strumento attraverso il quale arginare la strisciante teologia che in Italia si sta imponendo per sanare i guasti di quello spirito “libertino” a cui si dà tutta la responsabilità dell’attuale crisi (coprendone le reali genesi). Al T.A.R. , quindi, non si è chiesto di “sindacare una religione”, ma di capire se sia lecito “camuffare” per tutela delle aree sensibili la “sensibilizzazione” di tutto il Territorio, e se sia “clinicamente provato” che lo spegnimento delle slot alle ore 20.00 sia l’antidoto per evitare ai congegni legali di “mietere” vittime di ludopatia.

L’invito che AS.TRO si sente di rivolgere a tutte le Istituzioni è quello (pacato) di riprendere le fila dei principi informatori del nostro Ordinamento giuridico, ristabilendo la comprensibilità della vigente gerarchia delle fonti normative, e consegnando all’industria del gioco lecito, come a tutti gli altri settori economici a cui si chiedono tributi, occupazione, investimenti, un quadro legislativo idoneo a capire “a quali condizioni si è chiamati a lavorare”.

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