“Ciò che lascia perplessi, leggendo quanto accaduto ad alcuni giovani giocatori di Calcio, è la possibilità che è stata lasciata a tutti di accedere al mercato illegale del gioco d’azzardo”.

Così commenta Pino Ciaralli, noto operatore del Centro Italia specializzato nella produzione e distribuzione di slot.

“Lo stupore per quanto accaduto in questi giorni nel settore delle scommesse sottobanco – prosegue Ciaralli – è ingiustificato, soprattutto quando viene manifestato per casi avvenuti in regioni dove sono state adottate regole espulsive per il gioco pubblico, come in Piemonte ad esempio.

Gli operatori del gioco di Stato avevano avvertito tutti, politica e terzo settore, affermando: l’espulsione del gioco pubblico apre le porte al gioco illegale, non ci saranno più tutele per i giocatori.

I protagonisti di quanto raccontato dai giornali sono dei giovanissimi giocatori di Calcio che, per quanto famosi, restano degli adolescenti cresciuti in fretta e obbligati alla responsabilità della gestione di importanti patrimoni senza averne l’esperienza necessaria.

È comprensibile – ma non giustificabile – quanto sia stato facile per loro cedere a certe lusinghe, se la loro retribuzione fosse stata di 1.000 euro al mese non avrebbero certo perduto al gioco quelle cifre così importanti.

E il problema per loro è anche più facile da affrontare, il talento calcistico farà presto dimenticare questi episodi. Molto più difficile è invece per quei giocatori di cui nessuno parla, che non hanno patrimoni ingenti da gestire, perché le loro perdite economiche non interessano la comunità ma minacciano comunque la loro vita e quella dei loro familiari.

Questo voglio ricordare a certe amministrazioni territoriali che proseguono nell’accanimento contro gli apparecchi automatici da intrattenimento, continuando ad allontanare l’offerta legale dai giocatori con distanziometri e divieti, contribuendo in questo modo a creare ampi spazi commerciali per il gioco illegale.

Si parla tanto di corsi di formazione, di regole per i giochi ma lo si fa pensando regole come una forma di punizione per i distributori del servizio pubblico per il gioco.

Il controllo del territorio nel settore dei giochi c’è solo quando esiste una rete di distribuzione legale ed è rispettata, ovvero quando le aziende degli operatori sono in salute e nella condizione di svolgere il proprio lavoro. Le Forze di Polizia possono solo scoprire quanto già accaduto, gli operatori invece sono subito avvertiti dal mercato dell’arrivo dell’offerta illegale.

Nella politica, come nel terzo settore, non si è ancora compreso che la vera conoscenza del giocatore la può vantare solo chi è stato per anni nel front-end di un punto di raccolta del gioco, chi ha fatto questo mestiere sa che il giocatore si protegge con regole razionali e non con i divieti medievali da caccia alle streghe”.

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