Gatti (Bakoo): “Togliere le macchine dai bar non farebbe altro che favorire la proliferazione di sale, piĆ¹ dannose per il consumatore”

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(Jamma) ā€œCredo sia arrivato il momento di far conoscere anche la nostra posizione che spesso viene data per scontata e che inĀ realtĆ  non lo ĆØ!ā€ ha affermato Francesco Gatti, rappresentante della Bakoo S.p.a. azienda leader nella produzione di macchine da gioco in Italia.

ā€œInnanzitutto ā€“ ha detto – anche noi quali produttori di macchine da sempre abbiamo sostenuto che l’offerta di gioco presente nelle migliaia di sale aperte nell’ultimo triennio sia eccessiva.

Non ĆØ pensabile avere un mini-casinĆ² ogni 100 metri poichĆ© quello che dovrebbe essere un momento di svago (pur differente dall’idea solita di attivitĆ Ā intrattenitiva) diventa alla fine un momento di isolamento a differenza di ciĆ² che accade normalmente in altri Paesi. Siamo i primi a sostenere l’impossibilitĆ  di mantenere un cosƬ altoĀ impatto sociale per i nostri prodotti e abbiamo spesso sollecitato il governo aĀ mitigare le proprie richieste economiche in materia di gettito erariale. Questo consentirebbe di realizzare macchine meno performanti, con una percentuale di ritorno (vincita) maggiore e con un tempo-partita superiore. Questo a vantaggio di una contrazione della spesa e di un aumento dell’intrattenimento. Le nostre richieste sono state inascoltate e via via le macchine sono diventate sempre piĆ¹ performanti al fine di garantire grandi introiti erariali.

A proposito di questo mi preme sottolineare che, a differenza di quanto ignorantemente sostenuto da alcuni, la tassazione del gioco ĆØ fra le piĆ¹ alte in assoluto sia come aliquota italianaĀ sia in relazione con tutti gli altri paesi occidentali. Lo Stato prende dal 5 al 13% del denaro inserito al netto quindi delle vincite. sul restante i gestori e gli esercenti pagano ulteriori tasse; il tutto Equivale a circa il 60% della tassazione sull’utile della macchina. Una cifra enorme.

Per incrementare questa cifra (non potendo alzare ulteriormente le tasse) ĆØ stato pensato di aumentare le prestazioni delle macchine da gioco; in primis quelle della sale che portano a fenomeni preoccupanti quali quello dell’altro giorno. Non ci si puĆ² rovinare con una macchinetta da bar mentre ĆØ facilissimo farlo con quelle nelle sale: il problema ĆØ che i media fanno confusione fra le due cose. Ecco allora che un intervento per levare le macchine dai bar non fa altro che favorire la proliferazione di saleĀ che sono controllate da grandi multinazionali del gioco che influenzano ovviamente anche le scelte della politica. Oltre al danno quindi la grande beffa.

Il messaggio che sentite durante gli spot televisivi ĆØ obbligatorio per legge! Lo ha stabilito il decreto Balduzzi! quindi i responsabili dello slogan “gioca con moderazione” non siamo nĆ© noi produttori, nĆ© i concessionari per il gioco ma solo ed esclusivamente chi ha pensato che un banale messaggio potesse incidere positivamente sull’impatto sociale del gioco. Ritengo che l’innocuitĆ  sociale sia perseguibile solo con la presa di coscienza che vietare il gioco ĆØ pariĀ a stimolare prodotti illegali impossibili poi da contenere e controllare. Ci sono voluti 10 anni per sottrarre il gioco dal mercato illegale e portarlo nella legalitĆ , ci vorrebbero due mesi per fare il percorso inverso. Oggi per aprire una sala, fornire macchine, produrle o diventati licenziatari del gioco occorre fornire tantissime garanzie, sia personali che aziendali. Basti pensare che tutti i membri di un’azienda, compreso il cda e i collegi sindacali sono sottoposti a una verifica molto severa in materia di anti-mafia e che non possono avere condanne penali nemmenoĀ per potere fareĀ quel mestiere. In quale altro settore questo accade? Nemmeno per i nostri politiciĀ si attuanoĀ procedure di sicurezza di questo tipo.

Dire che il gioco ĆØ in mano alle mafie ĆØ una sciocchezza colossale. Siamo i primi a volere e a difendere un sistema legale, controllato dallo Stato con le regole che lo Stato vorrĆ  darsi e dare al settore. Nessuna azienda vuole alimentare il fenomeno del gioco compulsivo (le cui cifre sono assolutamente aleatorie ed in antitesi con tutti gli studi europei in merito compreso quello interno della caritas – che di certo non ĆØ controllabile dalle organizzazione pro-gioco), ma intendiamo proseguire nelle regole e collaborare affinchĆ© i parametri di gioco possano essere rivisti in funzione di un impatto sociale minore. Mi scuso ā€“ ha concluso -per l’intervento lungo ma doveroso a difesa di una categoria imprenditoriale da 200 mila addetti e che garantisce un gettito erariale da 2.5 miliardi di euro annuiā€.

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