Da Parella un no al gioco d’azzardo

(Jamma) Dopo Santhià, Castelletto Sopra Ticino, Casale Monferrato, sono i Comuni dell’Unione delle terre del Chiusella a prendere posizione in Piemonte. Parella in testa, dove è partita l’iniziativa del gruppo consiliare Pedanea, con Colleretto Giacosa, Quagliuzzo, Strambinello. Da parte loro è no su tutta la linea al gioco d’azzardo. Un esempio virtuoso, il loro, il primo in Canavese, che arriva appunto dall’adesione al manifesto nazionale già sottoscritto da 160 sindaci in Italia. «Occorre tenere alta la guardia – dice Massimo Iaretti, capogruppo di Pedanea –. La delibera votata dall’Unione esprime l’opinione dell’intero Consiglio in tutte le sue componenti e, anzi, ringrazio il presidente Comitini e la giunta per avere aderito alla nostra proposta. Contro le ludopatie serve la massima condivisione degli obiettivi». Il manifesto chiede che a livello nazionale vengano fissati paletti stringenti per ridurre le aperture delle sale gioco, come chiede che il parere dei sindaci diventi vincolante assieme al loro potere di ordinanza rispetto a orari e distanze da scuole e ospedali. Il documento insiste sul concetto di rete, tra i sindaci prima di tutto, come sui controlli affidati alle polizie locali e i corsi di formazione ad hoc rivolti a esercenti e cittadini .

I numeri del Piemonte sono preoccupanti e il Canavese non fa eccezione. Il gioco è una malattia che, allo stato terminale, può diventare compulsiva. Un fenomeno descritto da uno specialista, Gianluigi Gasparini, psichiatra, responsabile del Sert dell’Asl/To04: «È una patologia dilagante e, come le dipendenze senza sostanze, conquista sempre più spazio». E, questo va sottolineato, mentre germogliano campagne finanziate dal Governo per sensibilizzare ed arginare il fenomeno è lo Stato stesso ad aver «fatto passare quasi sotto silenzio la legge sulle slot machine» e a permettere pubblicità dagli slogan accattivanti come «non pensare, gioca», i cui testimonial sono campioni dello sport amatissimi.

Il responsabile del centro Jonas di Ivrea e delle comunità terapeutica il Ponte di Nus (Aosta), Nicolò Terminio, parla di nuova tendenza per cui «l’imperativo di oggi è il godimento». «Molti, cercando di consumare il più possibile – dice – finiscono per consumare loro stessi». Rincara la dose Gasparini: «Il gioco d’azzardo è ormai un inarrestabile fenomeno di massa che muove interessi economici miliardari. I dati del servizio sulle ludopatie dell’Asl sono piccoli poichè, come accade per le dipendenze da droghe ed alcool, solo una minima parte dei cittadini si rivolge a noi, anche se sappiamo benissimo che l’età media dei malati dell’azzardo è scesa coinvolgendo i ragazzini, mentre crescente è anche il numero delle donne». Laconico ad amaro il commento di Floriana Battistioli, responsabile del progetto Rien ne va plus: «Il lavoro degli operatori è immane e riesce ad ottenere buoni risultati sui singoli pazienti, ma non riesce minimamente a scalfire il sistema. Perché ormai la malattia fa parte della nostra società. È radicata e foraggiata da massicci inviti, a volte palesi a volte subliminali, a tentare la fortuna per cercare di cambiare la propria vita. Distruggendola».

 

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