(Jamma) – In un clima di psicosi collettiva, sapientemente elaborata da mass media e discorsi demagogici, lโattacco al mondo del gioco รจ diventato un must irrinunciabile, che ben si adatta a costituire un valido capro espiatorio cui dirottare l’attenzione collettiva, per poi rifuggire da problematiche di natura piรน grave.
In realtร , giร da anni รจ consuetudine inveire contro il comportamento, politico e non, degli italiani.
Il primo a muoversi in tale direzione, un noto politico che definรฌ โcoglioniโ gli italiani che avrebbero votato per un schieramento avverso al suo, fu seguito da una nota giornalista che definรฌ โimpresentabiliโ gli elettori di uno dei maggiori partiti italiani.
Ciliegina sulla torta, arrivรฒ uno pseudo giornalista, nonchรจ pseudo sociologo, che senza la minima esitazione definรฌ โimbecilliโ tutti quelli che usavano partecipare al gioco, contando col suo insulto i circa 30 milioni di italiani che tutt’oggi settimanalmente finanziano e rimpinguano le casse dello stato.
La maniera reazionaria con cui ci si oppone alle innovazioni, frutto di nuove abitudini e nuovi trend, ricorda i tempi dei referendum per divorzio e aborto -avvenuti rispettivamente nel ’74 e nell’81- quando una sparuta minoranza si oppose strenuamente alle libertร in procinto di essere concesse al cittadino, in ragione del fatto che questo, del tutto privo della facoltร intellettuale necessaria per utilizzare questi nuovi strumenti del diritto di famiglia e della persona, ne avrebbe usufruito in modo dannoso per la societร .
Le stesse forze “antistoriche” che lottarono contro divorzio e aborto, sono verosimilmente le stesse che oggi mirano ad una politica proibizionistica sul gioco. Soggetti che si sono arrogati il compito di decidere per tutti, considerando la massa incapace di autodeterminarsi.
Soggetti che chiameremo โprotettori civiciโ degli italiani.
In riferimento a siffatta categoria, รจ condivisibile il pensiero di Debora Serracchiani, quando nel ruolo di eurodeputata affermรฒ โLa libertร personale degli adulti di praticare le forme di svago legali preferite non dovrebbe essere mai messa in discussione, e un atteggiamento proibizionista puรฒ funzionare come affermazione di principio, ma mostra i suoi limiti nellโapplicazione pratica. Il legislatore, senza abdicare al suo ruolo e responsabilitร , deve dare le regole affinchรฉ sia chiaro e ragionevole il campo della legalitร , e preferibile a quello dellโillegalitร . Il compito del legislatore, nazionale ed europeo, รจ quello di trovare gli strumenti migliori per mantenere lโequilibrio tra contrasto dell’illegalitร e disegno di una corretta cornice normativa che tuteli i consumatoriโ.
Restii a riconoscere i veri diritti civili del cittadino, i mass media si mostrano spesso allineati al pensiero dei cosiddetti “protettori”.
Il fine รจ spiacevolmente chiaro e degno di un qualsiasi regime totalitario che si rispetti: isolare il cittadino e, suscitatagli la paura dellโisolamento, dominarlo.
Un sistema del genere trascina ogni mezzo democratico nel baratro attraverso la sostanziale ipocrisia che lo regola. Del resto lโipocrisia ha sostituito lโinchiostro di stampa dei giornali, apre e chiude i titoli di testa dei telegiornali, anima i talk show televisivi…
Il sistema pernicioso a cui siamo avvezzi da decenni, sembra essere praticato attraverso l’attuazione dell’antico precetto romano “divide et impera”.
Tramite la manipolazione di infomazioni e notizie che mass media e protettori civici lavorano quotidianamente per generalizzare e dividere la societร tra buoni e cattivi.
La malafede, volutamente alimentata da media e dei protettori civici, indica ai buoni chi sono i cattivi da eliminare. ร sempre la malafede dei media e dei protettori civici che prende i buoni e torna a dividerli tra buoni e cattivi.
E cosรฌ, con un ciclo senza fine, sino ad arrivare allโinculcare nel cittadino la sensazione di essere “Uno contro tutti”.
Uno contro tutti, รจ cosรฌ che si รจ sentito lo sparatore di Palazzo Chigi, quando ha premuto il grilletto della sua pistola.
Consumato lโevento drammatico, l’imperativo categorico del giornalista รจ quello di scovare la causa del folle gesto. Come un copione giร scritto, segue la febbrile ricostruzione della vita dellโUno contro tutti, alla ricerca di un elemento che dimostri la tesi anelata da giornalisti ed editori.
La veritร รจ un lusso che i media non permettono all’audience.
D’altronde รจ meno oneroso argomentare qualsiasi accadimento per dimostrare la tesi che una folla raggirata si aspetta.
La tesi che oggi piรน si impugna e nessuno confuta รจ quella che il gioco sia la causa di tutti i mali della societร .
Permettetemi un appellativo ironico:โSignoriโ giornalisti.
โSignoriโ giornalisti sapete che il gioco รจ pane quotidiano, nostro e di altre decine di migliaia di persone che lavorano nel settore. Persone tutte con pieno diritto di cittadinanza che la sera si addormentano senza il dubbio e senza il rimorso di aver fatto del male ad alcuno, certi di non essersi approfittati delle debolezze del prossimo.
โSignoriโ giornalisti, vi sentite fieri di esservi approfittati delle lacune morali che un sistema ha creato a chi vi ascolta o vi legge?
โSignoriโ giornalisti facciamo i numeri dellโindustria del gioco.
Ogni cavallo da corsa nella sua carriera crea due posti di lavoro, 10.000 cavalli da corsa uguale a 20.000 occupati.
Ogni sala specializzata per il gioco occupa dai 4 ai 30 posti di lavoro, con una media di 15 occupati per sala che per un numero di 10.000 sale da il risultato di 150.000 occupati.
Ogni 15 AWP in esercizio richiedono una persona per gestirle, 380.000 sono attualmente le AWP in esercizio, risultato circa 25.000 occupati.
I duecento Concessionari grandi e piccoli, presi nellโinsieme occupano altre 20.000 persone.
Stima totale persone occupate nel settore 215.000 unitร .
Stima totale dei ricavi di privati per lโesercizio del gioco 9 miliardi, togliendo da questi circa il 15% che vanno come aggio ai tabaccai (Lotto e G&V), ovvero 1,3 miliardi, ne restano 7,7 miliardi per sostenere le 215.000 unitร occupate.
Dividendo il ricavo totale di 7,7 miliardi per le 215.000 si ottiene il ricavo medio per risorsa occupata che รจ pari a circa 36.000 euro, – cifra da cui verranno decurtate imposte, contributi fiscali e tutte le altre voci di spesa previste per l’attivitร svolta -, piรน o meno un un semplice salario da lavoratore dipendente.
Di fronte a questi numeri dovโรจ la grande speculazione sul gioco?
Forse รจ davvero il caso che vi dedichiate a trasmettere piรน veritร e meno illusioni.
โSignoriโ giornalisti, giรน le mani dal gioco!