Luciano Benetton ha conferito le borse di studio a tesi sulla storia del gioco

(Jamma) Si è svolta a casa Cozzi di Zero Branco la cerimonia di consegna delle Borse di Studio “Gaetano Cozzi”, conferite ogni anno dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche a tesi di laurea magistrale, di dottorato e di specializzazione, discusse nelle università italiane e dedicate a “il gioco e i giochi, attraverso i tempi, fino agli sport contemporanei”.

Le borse di studio, dell’ammontare di 2.500,00 euro ciascuna, sono state consegnate dal presidente della Fondazione, Luciano Benetton, a  Gabriele Ferri (Istituto Italiano di Scienze Umane, Alma Mater Studiorum-Università di Bologna, Dottorato di Ricerca in Discipline Semiotiche) per la tesi Il Gioco con(tro) l’automa. Procedure, habit, competizione, trasposizione: dialogo tra semiotica e game studies, a Umberto Cecchinato (Università Ca’ Foscari di Venezia, Laurea Magistrale in Storia dal Medioevo all’età contemporanea) per l’elaborato Percorsi tra sacro e profano. Musica e ballo nelle feste patronali nel Trevigiano prima e dopo il Concilio di Trento, e a Valentina Martino e Valentina Colucci (Università di Roma La Sapienza, Laurea Magistrale in Studi Storico-Artistici) per le due tesi correlate Immagini del gioco. Ricerche documentarie negli archivi romani (1600-1610) e Immagini del gioco. Ricerche documentarie negli archivi romani (1611-1625).

 

La commissione, composta dai professori Gherardo Ortalli (presidente), Piero Del Negro, Alessandra Rizzi e Bernd Roeck, ha selezionate le tesi vincitrici fra le 20 giunte da atenei di tutta Italia. Nelle ventiquattro edizioni sono state premiate 60 tesi sulle 553 presentate, prodotte in 53 Università italiane.

La consegna delle Borse di studio “Gaetano Cozzi” si inserisce nell’ambito delle iniziative della Fondazione sulla storia e civiltà del gioco ed è volta a  premiare e sostenere l’impegno dei giovani per lavori di qualità.

 

La cerimonia si è conclusa con un momento musicale, affidato al giovane ma già affermato pianista trevigiano Stefano Andreatta che ha eseguito musiche di Domenico Scarlatti, Robert Schumann e Sergei Rachmaninov.

 

 

 

Motivazioni della giuria

 

La tesi magistrale di Umberto Cecchinato, Percorsi tra sacro e profano. Musica e ballo nelle feste patronali nel Trevigiano prima e dopo il Concilio di Trento (Corso di laurea magistrale in Storia dal medioevo all’età contemporanea, Università Ca’ Foscari, Venezia, relatore prof. David Bryant), pone l’attenzione su una componente importante del sistema ludico: la musica. Come chiarisce anche l’autore, non si tratta di uno studio sull’estetica musicale, ma, inserendosi in un filone di ricerche più nuovo e originale, sulla funzione della musica nella dimensione festiva. La tesi è, dunque, un’indagine sulla pratica musicale – eseguita e fruita in occasione della ricorrenza patronale – e sulla sua posizione rispetto al contemporaneo contesto sociale e culturale attraversato e dominato dall’età tridentina e post tridentina, in un’area geografica significativa per riuscire a cogliere dinamiche più generali.

Un consapevole approccio pluridisciplinare all’argomento, di cui si dà conto anche in un’aggiornata bibliografia, è utile per collegare i diversi aspetti del fenomeno musicale, rimanendo però sempre ben ancorati a un’ampia e articolata base documentaria, costituita anche da fonti meno battute per questi temi (di particolare utilità sono risultati, infatti, i libri contabili degli istituti religiosi, committenti di musica), raccolte in un’interessante appendice conclusiva.

Dopo un’accurata descrizione dei contesti e dei luoghi in cui avvenivano le esecuzioni musicali durante la festa patronale, l’autore tratta delle pratiche musicali attestate nel Trevigiano, accorto a coglierne le ripercussioni sul piano sociale. Segue, quindi, un’attenta analisi della riforma culturale in atto nella classe dirigente del tempo, che spinse le autorità laiche e religiose a emanare provvedimenti, i quali, come ha ricostruito l’autore, non riuscirono, a scalzare le consuetudini musicali, rendendo perciò sostanzialmente vani i tentativi di riforma.

Particolare motivo d’interesse della tesi è aver individuato quale protagonista della ricerca il musicista: una professione che ha origine e si sviluppa grazie alla sua ambigua collocazione fra sacro e profano, fra ingaggi per solennizzare le celebrazioni religiose della ricorrenza patronale, e quelli per accompagnare le concomitanti danze pubbliche che si svolgevano all’esterno degli edifici religiosi. Una professione, come ben chiarisce ancora l’autore, che nel nuovo clima riformato tridentino, tendente a creare una netta separazione fra sacro e profano, appariva pericolosamente “contaminante”, ambigua e scomoda. Lo studio della professione del musicista consente all’autore, quindi, di indagare anche sui complessi rapporti fra cultura cristiana tradizionale e nuova cultura riformata post tridentina, e sulle conseguenze che essa subisce a causa dei processi di cambiamento in atto nel secolo XVI.

Per l’approccio innovativo con cui si affronta la tematica musicale, cogliendone le molteplici possibilità interpretative, per la serietà con cui l’indagine è condotta e i risultati raggiunti, la tesi magistrale del dottor Umberto Cecchinato è stata ritenuta dalla commissione pienamente meritevole di ricevere la borsa di studio Cozzi.

 

 

Il gioco con(tro) l’automa. Procedure, habit, competizione, trasposizione: dialogo tra semiotica e game studies, la tesi del dottorato di ricerca di Gabriele Ferri in Discipline semiotiche (XXIII ciclo, tutor Giovanna Cosenza, Istituto italiano di scienze umane, Università di Bologna), appare di particolare interesse non solo perché si propone di favorire, come recita il sottotitolo, un «dialogo tra semiotica e game studies», ma anche perché il tema del dialogo, in questo caso «inter-culturale» e «transnazionale», contraddistingue altresì il contributo dell’autore, un affermato urban game designer, alla pratica dei giochi.

Argomento della tesi è il gioco elettronico, «una forma di intrattenimento assai diffusa» e di notevole rilevanza economica anche in Italia (p. 10) (informazioni aggiornate indicano che la penisola è diventata in questo settore il quarto mercato europeo con una spesa che, a seconda delle stime, oscilla tra uno e due miliardi di euro), «una forma di intrattenimento» che ha alle spalle circa mezzo secolo di storia e che da una trentina d’anni è oggetto di studi accademici. Ferri ricostruisce in maniera assai convincente e informata il dibattito, che ha accompagnato l’affermazione dei videogiochi, in particolare la contrapposizione tra la linea “narratologica”, che ha applicato ai nuovi giochi gli schemi adottati in precedenza per alcuni generi letterari, dal teatro alla fiaba, e quella “ludologa”, che ha invece tentato di prescindere dalla narrazione e, in genere, dall’impostazione umanistica e ha invece insistito sulla specificità di quelli che sono stati definiti “cybertexts”.

La tesi si propone di superare la contrapposizione tra le due linee, facendo perno, da un lato, sull’informatica (di qui, ad esempio, le nozioni centrali di “automa” e di “procedura”) e, dall’altro, sulla semiotica, in particolar modo sulla scuola parigina di Algirdas Julien Greimas e su quella americana di Charles Sanders Peirce (da cui riprende, tra l’altro, il concetto di “habit”). Seguendo e facendo interagire gli itinerari dei filosofi e delle macchine, Ferri getta nuova luce su una serie di problemi e di aspetti relativi ai videogiochi, che finora non avevano trovato spiegazioni soddisfacenti. Ad esempio, «la profondità descrittiva permessa da uno sguardo semiotico» lo induce ad avanzare la tesi che «il maggiore agonismo», che contraddistingue i giochi elettronici, «sia parte di un meccanismo per compensare […] tanto l’incremento dei vincoli procedurali quanto la perdita di libertà d’azione dell’utente rispetto a pratiche ludiche simili ma non mediate informaticamente» (pp. 9-10); nello stesso tempo fa presente che «la frequenza di giochi principalmente agonistici» riflette anche «la difficoltà di programmare coi mezzi tecnici attuali ambienti videoludici poco costrittivi» (p. 238).

Le qualità espositive, che hanno consentito di assorbire i tecnicismi dei gerghi disciplinari all’interno di una nitida ricostruzione d’insieme, l’assimilazione personale di un’ampia e disparata bibliografia e l’originalità dell’analisi hanno indotto la commissione a ritenere la tesi di dottorato di Gabriele Ferri pienamente meritevole di ricevere la borsa di studio intitolata a Gaetano Cozzi.

 

 

Le tesi di laurea delle dott. Valentina Martino e Valentina Colucci, discusse presso il Corso di laurea magistrale in Studi Storico-Artistici dell’Università di Roma La Sapienza, relatrice la prof.ssa Stefania Macioce, si propongono, pur nella loro articolazione, come indagine sostanzialmente unitaria, tanto da essere state proposte e approvate con analogo titolo Immagini del gioco. Ricerche documentarie negli archivi romani, differenziandosi poi nel riferimento cronologico al 1600-1610 per la dott. Martino e 1611-1625 per la dott. Colucci. In sostanza i lavori coprono il primo quarto del secolo XVII in analogia di metodo e di procedure d’indagine. Si differenziano poi, quanto ad apporti individuali, per l’attenzione alla iconografia del gioco nell’arte figurativa con speciale attenzione al Caravaggio nella prima tesi e ai caravaggeschi nella seconda tesi.

Per le necessità di preliminare inquadramento della materia vengono, pur con differenti attenzioni, prese in considerazione la giustizia e le magistrature nella specifica realtà romana resa particolarmente complessa dal doppio carattere laico e religioso del principe/sommo pontefice. Le parti maggiormente dedicate in modo più diretto all’ambito storico-artistico si segnalano positivamente per la cura nel censimento delle opere d’arte meritevoli di specifica attenzione, nei collegamenti iconografici e letterari della pittura di genere tipica del secolo, nonché nella speciale attenzione (aspetto di ovvio rilievo per l’assegnazione della borsa di studio) alle figurazioni legate al mondo del gioco e, con più evidenza, all’azzardo. Quasi un genere sembra divenire in specifico quello del baro (specialmente nei giochi di carte).

La materia di primaria attenzione, ossia il gioco e i giochi proibiti nella prospettiva della ricerca storico-artistica, era comunque introdotta nelle pagine iniziali da ampie considerazioni sulle modalità del contenimento e della repressione dell’azzardo, nel quadro di un lungo percorso storico fatto di precauzioni, divieti, interventi sanzionatori. Da questo punto di vista occorre tuttavia segnalare il ricorso a una bibliografia non sempre aggiornata, peraltro dato non sorprendente essendo la storia della ludicità un tema ancora di frontiera. Questo limite è comunque compensato dal ricco materiale documentario assolutamente di prima mano che gli elaborati propongono. Si tratta del frutto di attente ricerche d’archivio di ambito specialmente giudiziario, con significativi testi ricavati dalle carte del Tribunale criminale del Governatore di Roma (serie Processi).

Emerge un quadro socialmente articolato, con dati di prima mano sul mondo dell’azzardo e della sua repressione, che si apre a spaccati di vita e comportamenti di sicuro interesse. La Roma seicentesca si propone in un’ottica insolita e viva, come del resto spesso capita nell’analisi della documentazione di ambito penale. Va pure ricordata la proficua ricerca condotta nel settore degli editti e dei bandi che, nel loro quasi monotono replicarsi, rendono bene l’idea di un tentativo continuamente fallito e rinnovato di un disciplinamento della ludicità che si rivela senz’altro sfuggente.

Per le ragioni sopra indicate, la commissione è stata unanime nel ritenere le tesi delle dott. Valentina Colucci e Valentina Martino pienamente meritevoli di ricevere la borsa di studio intitolata a Gaetano Cozzi.

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