Il Tribunale di Ivrea, in data 18.09.2023, ha assolto con formula piena (perché “il fatto non sussiste”) il titolare di un PVR, accusato del reato di esercizio abusivo di raccolta scommesse (di cui all’art. 4, co. 4-bis, l. 401/89) in quanto – ad avviso dell’accusa – avrebbe “pagato delle vincite” in favore dei propri avventori. 

La difesa (rappresentata dall’avv. Marco Ripamonti, sostituito in udienza dall’avv. Riccardo Ripamonti) ha dimostrato la totale liceità dell’attività svolta dall’imputato, evidenziando la netta divergenza che sussiste tra il “pagamento di una vincita” e il mero “rimborso” della provvista contenuta nel conto di gioco (che il PVR effettua a seguito di regolare “istanza di prelievo” da parte del giocatore).

Dall’istruttoria svolta in atti, invero, è emerso che le movimentazioni di denaro effettuate dal PVR fossero da ricondurre non a pagamenti di vincite, bensì a dei meri “prelievi” dal conto di gioco dei vari giocatori (a seguito di regolare “istanza di prelievo” avanzata dagli stessi): attività – quest’ultima – ritenuta pienamente lecita dal Tribunale. 

È stato lo stesso Pubblico Ministero, del resto, a chiedere l’assoluzione dell’imputato per difetto di prova, cui è poi seguita l’arringa difensiva dell’avv. Riccardo Ripamonti, il quale, nel precisare quanto sopra, ha chiesto ed ottenuto l’assoluzione in formula piena dell’imputato, perché il fatto non sussiste.

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