Viadana (MN). Sale giochi penalizzate

(Jamma) Per limitare l’apertura di nuove sale giochi, oltre ad aver modificato una norma del regolamento edilizio, il Comune di Viadana ha deciso anche di portare al 10,6% il tetto massimo previsto l’aliquota Imu per i locali che hanno in uso le slot machines. Mentre per incentivare al contrario l’abbandono o il rifiuto di inserire le macchine da gioco nel proprio locale, l’amministrazione ha introdotto una tariffa agevolata della Tares, la nuova tassa sui rifiuti. Bastone e carota, dunque, per lottare contro le “ludopatie” in coerenza all’adesione al manifesto dei sindaci per la legalità contro il gioco d’azzardo, sottoscritto dal Comune nel marzo scorso. Inoltre è stata introdotta la norma che vieta l’apertura di attività di gioco d’azzardo fuori dalle aree definita di terziario commerciale, quindi fuori dal centro storico. Ma le norme stanno suscitando non poche polemiche da parte sia di operatori locali, sia delle associazioni nazionali che tutelano gli operatori del settore che, lo ricordiamo fattura in Italia 80 miliardi, ovvero il 4% del Pil nazionale. Secondo i più recenti dati, in Italia vi sono 15 milioni di giocatori abituali. Di questi circa 800mila sono considerati patologici, ovvero dipendenti dal gioco. Per contrastare il fenomeno, l’ex ministro della Salute Renato Balduzzi ha introdotto attraverso un decreto del settembre scorso delle norme contro i rischi della ludopatia che per ora si sono limitate a porre delle formule di avvertimento da porre nei luoghi ove si svolgono i giochi e vietarne i messaggi pubblicitari. Molti Comuni in Italia hanno adottato nei mesi scorsi delle regole per contenere il fenomeno della diffusione delle sale gioco (60mila in Lombardia). Norme che vanno dall’apposizione di rigidi orari, all’obbligo di distanze minime, all’uso di strumenti fiscali disincentivanti. In molti casi sono però intervenute le associazioni che tutelano gli interessi della filiera del gioco, rappresentata in Confindustria da “Sistema gioco Italia” della quale fa parte la Associazione concessionari apparecchi da intrattenimento. Ed è la direttrice nazionale di questa associazione, Silvia Taraddei, che spiega: «Queste norme sono contraddittorie e inefficaci perché disincentivando l’uso pubblico degli strumenti di gioco lecito spostano solo il problema della ludopatia verso l’intrattenimento casalingo ed online, molto più difficilmente controllabile. Al proibizionismo noi opponiamo la consapevolezza e la responsabilità». Recentemente Sistema gioco Italia ha presentato ricorso al Tar contro il Comune di Genova che ha imposto alle sale da gioco di chiudere alle sette di sera.

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