Wi-fi. Il Garante della Privacy chiede lo stralcio della norma

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(Jamma) La nuova disciplina sulla c.d. liberalizzazione del wifi non è piaciuta al Garante della Privacy, Antonello Soro, che ne chiede lo stralcio. L’accusa del Garante non poteva essere più esplicita. In una nota denuncia che – così com’è stato scritto – il decreto ha un effetto opposto alla liberalizzazione a cui il governo mirava in quanto “Reintroduce obblighi di monitoraggio e registrazione dei dati”, gli stessi stabiliti dal decreto Pisanu e poi decaduti quando ci si è reso conto dei danni che stavano provocando alla diffusione del wi-fi pubblico in Italia.

Il motivo è che il decreto stabilisce l’inedito obbligo “di tracciare alcune informazioni relative all’accesso alla rete (come il cosiddetto ‘indirizzo fisico’ del terminale, mac address)”. Soro rimprovera al Governo che nell’abolire l’obbligo per i gestori degli esercizi commerciali di identificare i propri clienti prima di fornire loro risorse di connettività in modalità wifi, avrebbe, contestualmente, posto a loro carico l’obbligo di tracciare alcune informazioni quali, ad esempio, il c.d. Mac address. Tale obbligo minaccerebbe di aggravare inutilmente l’attività dei gestori degli esercizi commerciali disincentivandoli dalla condivisione delle proprie risorse di connettività.

Senza dimenticare che c’è un profilo di illegittimità perché questi dati “a differenza di quanto sostenuto nella norma, sono – ai sensi della Direttiva europea sulla riservatezza e del Codice privacy – dati personali, in quanto molto spesso riconducibili all’utente che si è collegato a Internet”, prosegue il Garante. Ecco perché Soro auspica “lo stralcio della norma e l’approfondimento di questi aspetti nell’ambito di un provvedimento che non abbia carattere d’urgenza”.

Emendamenti urgenti a correzione della norma sono già stati presentati da Stefano Quintarelli (Scelta Civica) e Antonio Palmieri (Pdl) e un emendamento è stato redatto persino dal ministero allo Sviluppo economico, che si è reso conto dei problemi dell’attuale testo. Tutte indicazioni che molto probabilmente incideranno in fase di conversione del decreto in legge.

L’emendamento presentato da Quintarelli e Palmieri chiede infatti di eliminare i riferimenti al mac address. In particolare, indica lo stralcio del comma 1 dell’articolo 10, che recita: “L’offerta di accesso ad internet al pubblico è libera e non richiede la identificazione personale degli utilizzatori. Resta fermo l’obbligo del gestore di garantire la tracciabilità del collegamento (mac address)”.

Stessa richiesta dallo Sviluppo economico, “perché il secondo comma, interpretato in modo stringente, obbligherebbe gli esercenti a fare una cosa che non è stata mai fatta finora e che è molto difficile: un registro dove ogni mac address sia associato ai proprietari del dispositivo”. Per altro non servirebbe ai fini di sicurezza, visto che è molto facile cambiare il proprio mac address.

Staremo a vedere se la conversione in legge sistemerà il pasticcio e varerà una vera liberalizzazione senza equivoci. Ma è anche possibile che il risultato finale che uscirà dalle Camere sia un azzeramento della norma. Un ritorno al passato, a una situazione pre-decreto per quanto riguarda il wi-fi. Con buona pace per chi sperava in una liberalizzazione reale.

 

Wi-Fi libero per tutti, nessuna responsabilità per chi apre la rete