Salta il condono per le slot, piĆ¹ vicino il caro-benzina

(Jamma) Per il governo, adesso, un nuovo fronte e ufficialmente aperto. Ancora alla disperata ricerca delle risorse necessarie a cancellare la seconda rata dell’Imu, Enrico Letta e Fabrizio Saccomanni rischiano seriamente un Ā«bucoĀ» sulla prima rata, quella cancellata ad agosto. Ieri la Corte dei Conti ha stabilito che i concessionari pubblici delle slot machine dovranno effettuare un versamento pari al 30% dei 2,5 miliardi di euro di multa comminata dalla stessa magistratura contabile se vorranno chiudere il contenzioso.

Il problema e che il Tesoro aveva garantito che la sanatoria sarebbe costata solo il 20%. In sei concessionari su dieci avevano versato il dovuto permettendo allo Stato di incassare 230 milioni dei 600 milioni messi in conto dal governo. Adesso le societĆ  dovrebbero incrementare la cifra versando un altro 10%. Solo che la maggior parte di loro non vuole e non puĆ² farlo. SocietĆ  come Snai, per esempio, hanno dovuto chiedere i soldi in prestito per poter aderire alla sanatoria. Anche Sisal, Gamenet, Cogetech e Cirsa potrebbero avere delle difficoltĆ . L’unica che ha immediatamente comunicato di voler chiudere comunque il contenzioso, e stata Lottomatica. Ma la sua quota e decisamente bassa: 30 milioni in tutto. Il problema non e solo dei concessionari. ƈ soprattutto, come detto, di Letta e Saccomanni. I 600 milioni di incasso dalla sanatoria erano stati messi a copertura della cancellazione della prima rata Imu. Se quei soldi non saranno incassati scatterĆ  un paracadute per i conti.

 

II decreto di cancellazione della prima rata, ha previsto una di quelle clausole di salvaguardia di cui sono ormai pieni i conti pubblici. In questo caso il buco sarĆ  coperto con un aumento delle accise sulla benzina e sugli acconti fiscali Ires e Irap sulle imprese. Queste ultime sono anche le stesse coperture che sono state ipotizzate per la seconda rata dell’Imu. Il rischio, insomma, e che gli acconti fiscali balzino a livelli molto elevati. Prima di decidere come tamponare e tappare il buco, al Tesoro aspettano di conoscere le motivazioni della decisione della Corte dei Conti. Ma tutta la questione viene vissuta come uno sgarbo istituzionale, visto che l’ali m quota al 20% della sanatoria ĆØ stata inserita in una legge dello Stato. Il fronte dei giochi, insomma, rischia di riscaldarsi molto. Ieri Bplus, uno dei concessionari che non ha aderito alla sanatoria, ha anche presentato un ricorso al Tar del Lazio contro la Prefettura di Roma e il ministro dell’interno per chiedere l’annullamento della nota di interdizione (ora sospesa) per il rischio di infiltrazioni mafiose legate alla presenza nella proprietĆ  di Francesco Corallo. In un ricorso di 51 pagine, Bplus ripercorre tutta la storia della societĆ  e si lamenta anche delle varie pressioni subite negli anni, ben prima dell’avvio delle indagini milanesi sul caso Ponzellini-Bpm, per costringere a vendere il gruppo. Al prefetto di Roma e al ministro dell’interno, Bplus chiede un risarcimento di 1,26 miliardi di euro per i danni subiti.

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