“Come Agenzia delle Dogane e dei Monopoli siamo stati chiamati a partecipare al Tavolo Tecnico istituito allo scopo di confrontarsi sui temi del riordino del gioco. In questo contesto abbiamo avuto modo di esprimere il nostro punto di vista nel merito del distanziometro adottato da alcuni enti locali che, ricordiamo, impone il rispetto di distanze minime dei punti di gioco da luoghi ritenuti sensibili. Le nostre osservazioni hanno riguardato più questioni. La prima di queste attiene alla possibilità di accedere a forme di gioco alternative a quelle dei punti fisici. Penso ad un giovane che prende il so smartphone e che può giocare addirittura all’interno della sua scuola. La scelta di adottare questi strumenti ha fatto sì che nei territi si registri una recrudescenza dei fenomeni di illegalità dell’offerta, vedi il caso di Riccione. Qui si registra una massiccia presenza di situazioni di illegalità dell’offerta, all’interno di luoghi come circoli privati e ad accesso ristretto. E come potrebbe essere diversamente, visto che oggi il videopoker è molto diverso d quello di vent’anni fa, anche per dimensioni. Siamo contrari al distanziometro anche in considerazione delle valutazioni che hanno portato alla individuazione della tipologia di luogo sensibile. Non crediamo abbia molto senso considerare una caserma un luogo sensibile, sarebbe come pensare che un militare sia in qualche modo più vulnerabile di altri soggetti e incapace di decidere autonomamente quando si tratta di giocare.

Altro tema sul quale stiamo cercando di portare la discussione è quello della formazione. Riteniamo che un esercente che abbia la licenza per distribuire su concessione alcune tipologie di prodotto sia anche sufficientemente formato per informare sui rischi e le criticità. Crediamo che il rivenditore formato sia in grado di tutelare il giocatore oltre che baluardo a difesa della regolarità e legalità dell’offerta. Siamo stati consultati affinché fornissimo una stimo dell’effetto espulsivo delle norme in materia di restrizione dell’offerta e a questa richiesta abbiamo fornito dati che dimostrano che almeno il 95% del territorio sarebbe precluso alle attività di gioco”.

“Una questione che è motivo di preoccupazione è quella legata alla possibile compartecipazione degli enti locali agli introiti dai giochi. Credo che questa ipotesi sia assolutamente condivisibili, ma ritengo anche che sarebbe più facilmente attuabile se il legislatore, a suo tempo, avesse fatto questo tipo di scelta. Siamo favorevoli alla compartecipazione delle Regioni al Preu così come al gettito da sanzioni. In questo modo anche il controllo del territorio sarebbe più incisivo. Oggi confidiamo nel fatto di poter rimediare a qualcosa che il legislatore non ha fatto in passato.

Credo che sia necessario non dimenticare che il gioco è comunque soprattutto intrattenimento e come tale va regolamentato. Esistono forme di devianza che portano a fenomeno patologici su cui sarebbe importante avere finalmente dati chiari e trasparenti.

Il riordino va fatto, senza dubbio. È importante che le Regioni partecipino al dibattito nel suo complesso, senza limitarsi alle questioni sanitarie, come è accaduto fino ad oggi. Il discorso va fatto a 360°, comprendendo anche le attività produttive delle e gli aspetti legati agli introiti. Del resto, se si chiudono le attività di gioco questo produce effetti anche sulla economia dei territorio. Il gioco garantisce posti di lavoro e spesso contribuisce alla sostenibilità di piccole attività commerciali di tipo generalista”.  

“Per ora il lavoro del Tavolo tecnico si è fermato. Siamo in attesa di un documento più unitario delle Regioni”.

Lo ha detto Mario Lollobrigida (in foto), direttore centrale Giochi dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, intervenendo al seminario pubblico “Il settore dei giochi e i nodi regolatori. Il riordino del territorio”, organizzato a Roma dall’Istituto per la Competitività I-Com in collaborazione con IGT.