“Fare il punto su quanto emerso al Tavolo nazionale per il contrasto alle dipendenze patologiche ascoltando i referenti pugliesi che hanno partecipato ai lavori e avere informazioni aggiornate sullo stato di applicazione delle disposizioni previste dal vigente Piano di Azione Nazionale Dipendenze”.

È quanto chiedono il capogruppo del M5S, Marco Galante, e il vicepresidente del Consiglio Regionale, Cristian Casili, nella richiesta di audizione in Commissione Sanità del direttore del Dipartimento Salute, dei direttori generali delle Asl pugliesi, dei Direttori dei Dipartimenti delle Dipendenze Patologiche delle Asl, di un rappresentante dell’Agenzia Pugliese di Intervento e Studio delle Dipendenza (APIS), del Coordinamento Enti Accreditati della Puglia (CREA) e del FORUM del Terzo Settore.

“Sarà l’occasione – continuano i pentastellati – per discutere anche delle criticità segnalate dalle Comunità di Recupero in seguito all’adozione delle delibere di Giunta 412/2023 e 809 dello scorso 12 giugno e per formalizzare alla presenza di tutti gli attori coinvolti la richiesta di procedere all’istituzione di un tavolo di lavoro sulle dipendenze all’interno della Regione Puglia. In particolare le comunità di recupero chiedono di rivedere il divieto di acquisto di prestazioni da strutture extraregionali, deciso con la delibera 412, per contenere la spesa sanitaria. Il problema che ci è stato sottoposto dai rappresentanti delle Comunità – spiegano Galante e Casili – è che in Puglia, a causa dei ritardi connessi al procedimento di accreditamento, mancherebbero del tutto Comunità Terapeutiche per la cosiddetta ‘doppia diagnosi’ già accreditate. La stessa situazione si registra per le Comunità Terapeutiche accreditate che si occupano della dipendenza da Gioco d’Azzardo. Per quello che riguarda delibera n. 809 del 12/06/23 la problematica denunciata è legata al fatto che l’inserimento degli assistiti nelle strutture contrattualizzate sia stato previsto solo a livello provinciale. Una decisione che penalizzerebbe gli utenti delle province in cui sono presenti meno comunità terapeutiche e rischia di essere dannosa per lo stesso percorso riabilitativo, per la condivisione di aspetti problematici vissuti nei contesti di provenienza. Il progetto terapeutico-riabilitativo deve essere personale ed individualizzato e per ogni assistito si deve cercare la soluzione migliore valutando più aspetti, da quello strettamente clinico a quello educativo e sociale, prevedendo opportunità che non sempre possono essere soddisfatte dall’offerta presente in Provincia o in Regione. Abbiamo richiesto le audizioni per poter esaminare assieme al Dipartimento e a tutti i soggetti interessati le criticità segnalate e capire quale sia la situazione, in modo da poter trovare eventuali correttivi”.