L’amministrazione regionale nel Lazio ha legiferato limitando, a 18 mesi dall’entrata in vigore della legge, l’operatività delle aziende legali del gioco, che in agosto vedranno il loro “time out”. La legge del Lazio ha introdotto retroattivamente le restrizioni al punto tale che rischia di mandare a casa la quasi totalità delle aziende che operano sul territorio regionale e oltre 5mila lavoratori.

Oggi in piazza, davanti la sede della giunta regionale, si sono ritrovate imprese, associazioni e lavoratori del settore giunti da varie regioni d’Italia per sostenere ed appoggiare le ragioni di tutti gli operatori del gioco lecito laziali, a serio rischio licenziamento, la cui situazione è aggravata anche dal fatto che nelle prossime riaperture, ancora una volta, non sono stati contemplati gli imprenditori del comparto.

“Sono tanti i clan della malavita che stanno occupando le città e i quartieri della regione Lazio con il gioco d’azzardo illegale in locali e bische clandestine da quando siamo chiusi – fanno sapere gli organizzatori -. Aumenterà notevolmente il fatturato illegale nelle mani della criminalità organizzata che andrà a finanziare ulteriori attività illegali, come l’usura e la compravendita di immobili; sono almeno 5.000 i lavoratori già in grave sofferenza a causa del Covid che verranno espulsi dal mercato per la legge regionale che introduce il distanziamento dai ‘luoghi sensibili’”.

La norma entrerebbe in vigore il 28 agosto e innescherebbe una dinamica simile a quanto sta avvenendo in Piemonte con il distanziometro della legge regionale 9/2016, che già sta determinando pesanti effetti a livello occupazionale.

La norma regionale stabiliva originariamente che, per le nuove installazioni, sarebbe stato necessario rispettare la distanza di 500 metri dai luoghi sensibili. Successivamente, nel febbraio 2020, nel collegato di Bilancio un emendamento ha esteso il divieto a tutte le attività esistenti a far data dal 28 agosto 2021. E’ stato in sostanza introdotto il principio di retroattività. Sulla base di questi elementi già a partire dal 2021, per effetto della retroazione della norma, nello scenario meno sfavorevole i posti di lavoro a rischio nel Lazio sarebbero almeno 5mila, ma potrebbero addirittura oscillare tra quota 6.700 (perdita insediabilità 10%) e quota 7.100 (perdita insediabilità 5%). Tutto ciò perché secondo alcune perizie urbanistiche il 97% del territorio urbano sarà non utilizzabile. Nel Lazio sono calcolati 1,8 milioni di giocatori che assicurano un gettito erariale pari a 1,1 mld di euro: la Regione rappresenta una fetta di mercato pari al 10% di quello italiano. Una domanda che, con l’abbattimento del numero di esercizi, rischia di transitare in buona parte nelle mani della criminalità organizzata. Gli esercizi a rischio trasferimento nell’illegalità per effetto della norma sono circa 680. Il gettito eluso che diventa extra profitto degli operatori illegali è pari a minimo 48 milioni di euro. Senza dimenticare come la raccolta erariale effettuata nel Lazio valga un terzo del totale del bilancio della Regione.

Al momento è stato confermato che una delegazione dei manifestanti sarà ricevuta in Regione. La speranza è che vengano ascoltati da una politica troppo spesso sorda al grido di aiuto dei lavoratori.

Tra gli slogan, sotto una pioggia battente, striscioni con le scritte “Non lasciate il Lazio alle Mafie” e “Mettiamo le Mafie fuori gioco”.

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