“Questo è un tema sul quale esporsi non è mai comodo. Seguo il settore da anni e di problematiche ne abbiamo viste tante. Chi ha una propensione al rischio nel gioco probabilmente la ha anche nel campo finanziario e in quello dell’innovazione. Questa correlazione analizzata nella ricerca è sicuramente interessante e degna di nota. Dove è che c’è più propensione all’innovazione, alla crescita, all’investimento? Laddove c’è una percezione alta di libertà. Quando si preferisce un sistema di coercizione e proibizionismo, è chiaro che la propensione al rischio si affievolisce, e questo è quello che avviene nel settore del gioco. L’Italia del miracolo economico non era un’Italia ricca, ma credeva nel futuro e nel rischio. Intorno al concetto di libertà credo si debba muovere un Paese che vuole crescere. In merito al tema dei giochi, c’è qualche area politica dove populismo e demagogia hanno un peso specifico maggiore, e quando sento queste persone aizzare i toni contro il gioco come male assoluto, io da liberale rabbrividisco. Vogliono tutelare la salute pubblica, ma con il loro modo di operare fanno esattamente l’opposto. Quando costringi il gioco legale ad essere messo in un angolo, hai fatto un grande favore all’illegalità, che è la culla della degenerazione ludopatica. Se c’è un sistema liberale e regolamentato, in cui l’imprenditore è responsabilizzato, le cose funzionano. La riforma che credo questa legislatura potrà portare, dovrà essere caratterizzata da tali concetti. Non sarà facile”.

Lo ha detto il deputato di Fratelli d’Italia, Andrea de Bertoldi, intervenendo all’evento “Giocare da grandi. Le rilevazioni dell’Osservatorio sul gioco pubblico 2020-2023”, organizzato oggi a Roma da Formiche, in collaborazione con SWG e IGT, per presentare il quarto rapporto di ricerca SWG.