Endrizzi (M5S): “Le società di gioco tengono sotto scacco il Governo”

(Jamma) “Lo Stato è sotto processo morale, per aver incitato al gioco i cittadini nella illusione di fare cassa sulle sofferenze ed è chiamato ad un riscatto pronto e pieno. Il vice ministro Bubbico – ha dichiarato il senatore Endrizzi del Movimento 5 stelle in Senato – si è impegnato in questo senso, a parole, e lo stesso ministro Zanonato ha mostrato disponibilità. Vedremo. Abbiamo assistito a troppe inerzie e promessa da marinaio, fino ad oggi.

Già la legge di stabilità 2010 per l’anno 2011 prevedeva l’emanazione di un decreto per contrastare il gioco d’azzardo patologico. Il 29 giugno 2011 il Senato approvò la mozione n. 441 che impegnava il Governo a normare la pubblicità e introdurre messaggi deterrenti, tessere elettroniche a tutela dei più giovani e a destinare quote delle maggiori entrate ad interventi di prevenzione e cura delle forme compulsive da gioco. Tanto la legge quanto la mozione rimasero lettera morta.

Il 1° agosto 2012 intervenne il TAR del Lazio accogliendo il ricorso presentato da Codacons e ordinò di adottare entro 60 giorni il decreto di cui sopra.

Così siamo arrivati al cosiddetto decreto Balduzzi, che istituiva finalmente l’ingresso nei livelli essenziali di assistenza la cura e la prevenzione del gioco d’azzardo patologico, dimenticando però di stabilire anche le coperture finanziarie, perciò anche in questo caso, in sede di Conferenza unificata Stato-Regioni, non vi fu un seguito. Da notare che quel decreto si intitolava «Disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute». Si ammetteva implicitamente che questa industria è dannosa allo sviluppo del Paese.

Dunque l’ora non è più rinviabile. Non è il momento di mezze misure, anche perché la politica deve finalmente fare un passo avanti e recuperare la credibilità persa nella matassa dei conflitti di interesse.

Ricordo che tra il 2004 e il 2006 i dieci principali gestori del mercato delle slot machine evasero ed elusero sistematicamente i controlli fiscali tenendo scollegati gli apparecchi dai sistemi di rilevamento degli incassi.

Il colonnello Rapetto, della Guardia di finanza, riuscì a scoprire e documentare l’entità delle violazioni: 98 miliardi di euro, 50 euro per ogni ora di mancato collegamento. Parliamo dell’intero debito delle amministrazioni pubbliche verso le imprese private. Per abolire l’IMU sulla prima casa basterebbero quattro miliardi.

Aggiungo che Giorgio Tino, parente dell’ex ministro Antonio Maccanico, e Antonio Tagliaferri, rispettivamente direttore generale e direttore del settore giochi dell’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, per le gravi omissioni nei controlli di loro competenza furono condannati a risarcire 16 e 8 milioni di euro circa.

Il ministro Tremonti volle una commissione, che ridimensionò la sanzione di oltre cento volte, da 98 miliardi a 800 milioni. A presiederla il ragioniere generale dello Stato, Andrea Monorchio, che fatalmente era anche presidente di una delle società multate. La Corte dei conti decise poi di applicare un criterio diverso, basandosi sul danno presunto per l’Erario e rideterminò la sanzione, portandola a 2,5 miliardi. Ma è come dire che, se io passo con il rosso, mi appello al danno presunto e, se non ho prodotto un incidente, chiedo che la multa mi venga ricalcolata o addirittura azzerata.

Anche ai dirigenti dei Monopoli di Stato Tino e Tagliaferri la sanzione fu ridotta, adducendo il fatto che in fondo tutte le società avevano evaso. Ma è come dire che, se un vigile si distrae controllando il traffico, viene sanzionato, ma se si addormenta del tutto, la sanzione viene ridotta del 70 per cento. Le concessioni, ricordiamolo, non furono revocate, anzi le società ne ottennero di nuove e più redditizie. Giorgio Tino non fu licenziato e nel 2009 divenne addirittura vice presidente di Equitalia e presidente di Equitalia Veneto. Antonio Tagliaferri rimase al suo posto e nel 2012 venne pure riconfermato dal Governo Monti. Il colonnello Rapetto, invece, si trovò costretto alle dimissioni.

Arriviamo alla nascita di questo governo. Il 28 aprile 2013, durante il giuramento, un uomo rovinato finanziariamente e psicologicamente dal gioco d’azzardo spara e colpisce davanti a Palazzo Chigi il brigadiere Giuseppe Giangrande e l’appuntato Francesco Negri, due servitori dello Stato, quello Stato che per mano dei Governi staffetta di centro-destra e centro-sinistra ha permesso di portare macchinette mangia soldi fin dentro i circoli sportivi e parrocchiali. (Applausi dal Gruppo M5S e del senatore Candiani). Il 22 maggio riportai in Aula la denuncia di Matteo Iori sui rapporti tra politica e industria del gioco d’azzardo, che finanziava generosamente UDC, Margherita, Democratici di Sinistra, MPA di Lombardo, candidati di spicco come Gianni Alemanno e Amedeo Laboccetta, fondazioni come “VeDrò”, riferibile al presidente del Consiglio Letta, a sei Ministri del suo Governo, al suo vice, Alfano, o a politici come Matteo Renzi… che assumeva o affidava cariche ad ex ministri come Vincenzo Scotti e Augusto Fantozzi o all’onorevole Francesco Tolotti. Per non dire dei politici entrati in affari nel settore, come Marina Berlusconi, i figli di Clemente Mastella e Marcello Dell’Utri. Io invitavo a tagliare di netto queste relazioni, legali, ma politicamente pesantissime, per sgomberare il dibattito a venire da questi dubbi. Invece il Governo Letta, alla vigilia di questi atti di indirizzo, anziché fugare i dubbi, conferma di esserci dentro con mani e piedi. Ha infatti inserito fresco fresco un condono nel decreto IMU proprio per le società delle slot machine multate, che abbassa ulteriormente la sanzione. Prima 98 miliardi. Poi 2,5 miliardi. Ora con 600 milioni, pochi, subito e maledetti, ne uscirebbero. Letta potrebbe in qualche modo finanziare la soddisfazione di “Mister B” e le sue pretese sull’IMU, mentre Corallo, dopo 14 mesi di latitanza, potrà tornare alle Antille con duecento milioni di euro.

Ma non è tutto, perché queste società sanno di poter ottenere di più. Se questo è lo stato di scacco del Governo potranno rinegoziare questa sanzione residua chiedendo magari il prolungamento delle concessioni in atto oppure nuove concessioni o chissà che altro. Noi su questo vogliamo vederci chiaro, perciò abbiamo inserito un punto irrinunciabile nella nostra mozione, ossia che questo condono venga stralciato nel momento in cui il decreto approderà in Aula e che si dia corso a tutte le azioni per esigere integralmente il pagamento delle sanzioni, nonché la rimozione immediata (misura che deve valere anche per il futuro) di tutti dirigenti che si siano macchiati di colpe per mancato controllo, come nei casi cui abbiamo assistito.

Vengo ora alla dichiarazione di voto rispetto alle mozioni e agli atti di indirizzo presentati. Condividiamo nell’obiettivo la mozione n. 50, presentata dalla Lega, e, per quanto riteniamo sia parziale, voteremo a favore convintamente.

Voteremo a favore anche dell’ordine del giorno congiunto G1 presentato dagli altri partiti perché contiene degli aspetti importanti e dobbiamo riconoscerne il valore ancorché l’insufficienza. Invitiamo dunque anche gli altri partiti, e ogni singolo senatore, a mettersi una mano sulla coscienza e a valutare punto per punto le nostre proposte per le quali chiederemo la votazione per parti separate”.