Gabriele Gravina (nella foto), presidente della Figc, rispondendo a una domanda sulle questioni legislative più urgenti, ha detto la sua in merito al diritto di scommessa e al divieto di sponsorizzazione previsto per le aziende di betting: “Il ministro Abodi mi ha chiesto una serie di priorità per il calcio italiano. Il mio cavallo di battaglia del diritto di scommessa rimane, ma non è solo un mio cavallo di battaglia, si tratta infatti di un diritto sacrosanto collegato a una risoluzione Ue sulla tutela del diritto d’autore. Lo stanno applicando in diverse nazioni, non capisco perché non debba essere applicato anche in Italia”.

Altri argomenti importanti sono “la percentuale sulle scommesse, l’apertura delle sponsorizzazioni collegate al betting, il passaggio da tre a cinque anni della Melandri per quanto riguarda la negoziazione dei diritti televisivi, l’introduzione nel mondo del calcio della tax credit, così come avviene nel mondo della cultura, perché se il calcio e lo sport sono ‘cultura’ allora servono pari diritti. Riteniamo infine che sia fondamentale, per attuare definitivamente un progetto di riforma dei campionati o del calcio italiano, una piccola modifica della legge 91 per l’introduzione del semi-professionismo”, conclude.

Da notare come un prelievo sulle scommesse per finanziare lo sport – sostenuto dallo stesso Gravina e dal ministro dello Sport, Andrea Abodi – sarebbe qualcosa di praticamente nuovo a livello internazionale. Nei principali paesi europei dove il betting è gestito tramite un sistema multiconcessorio, infatti, non è prevista una misura simile, e lo stesso vale per gli Stati Uniti. Gli unici due paesi che destinano parte delle risorse provenienti dalla tassazione delle scommesse allo sport sono Francia e Portogallo, dove però vige una gestione monoconcessoria.

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