La tendenza dei giocatori in Italia tra il 2020 e il 2021 è stata quella di spostarsi verso tipologie più remunerative di gioco: questo è testimoniato dalla moderata riduzione del rapporto tra vincite e raccolta, che è passato, in un anno, dal 74,2% al 73,9%. E’ quanto viene evidenziato da una analisi sul mercato del gioco in Italia condotta dall’Istituto per la Competitività (I-Com) e promossa da IGT. Il paper è stato presentato nel corso del seminario “Le sfide del gaming in Italia tra sostenibilità e innovazione”.
I dati al 2021 rendono ancora più evidente la battuta d’arresto registrata da tutte le grandezze del gioco durante l’anno precedente: la flessione più profonda ha riguardato l’erario con una riduzione del 37%.
Se nel 2020 tutte le dimensioni del gioco hanno fatto registrare una forte riduzione rispetto all’anno precedente è stato a causa dell’emergenza sanitaria legata alla diffusione del Covid-19, e pure a ragioni di tipo legislativo . Al di là della tendenza registrata anno su anno, uno sguardo più di lungo periodo sottolinea la maturità del comparto. Complessivamente rispetto al 2006, anno base considerato per la serie storica, nel 2021 la raccolta e le vincite risultano più che raddoppiate, mentre la spesa e l’erario registrano un aumento cumulativo rispettivamente del 29,1% e del 25,3%.
Il ruolo della fiscalità
Il ruolo della fiscalità nel settore del gioco tra necessità di contenimento del settore illegale, tutela dei consumatori e obiettivi finanziari è sempre stata un tema controverso e dibattuto. La disciplina del prelievo erariale del settore dei giochi prevede modalità e aliquote diverse a seconda dei vari tipi di gioco e, si ricorda, che le entrate per l’erario provenienti dal settore sono sia di carattere tributario che extra-tributario. In quest’ultimo caso il prelievo fiscale è pari al margine erariale residuo proveniente dalla differenza tra la raccolta e le vincite pagate ai giocatori sommate all’aggio spettante al gestore del punto di gioco. Le diverse tipologie di tassazione per il settore dei giochi sono state più volte modificate attraverso diversi interventi normativi.
L’utilizzo delle politiche fiscali come misure dirette di contenimento della domanda di giochi è argomento quantomai controverso e dibattuto. Infatti, la letteratura empirica per il mercato dei concorda nello stimare valori dell’elasticità della domanda superiori all’unità. La domanda di giochi (approssimata nelle analisi dalla raccolta) reagisce cioè più che proporzionalmente rispetto alle variazioni del prezzo, con valori dell’elasticità che vanno fino ad un massimo di 3,21 a seconda della tipologia di giochi. Questo significa che aumenti di prezzo legati a qualunque tipo di misura restrittiva che agisca aumentando la differenza tra giocata unitaria e vincita unitaria (ad esempio inasprimento fiscale) provocano una riduzione più che proporzionale della raccolta, con effetti incerti sul gettito fiscale. Infatti, valori molto elevati dell’elasticità possono portare riduzioni di erario più che proporzionali rispetto alla riduzione della domanda e contribuire ad uno spostamento dei consumatori verso il gioco illegale. Non è un caso che lo spostamento, allo stesso interno del mercato legale, dai giochi a payout inferiori ai giochi a payout più alto sia avvenuto contemporaneamente alla rottura della relazione lineare tra raccolta ed erario nel periodo 2006 – 2016.