Cefalù (PA). Mai un casinò

(Jamma) A dispetto di quanti negli ci hanno provato, a Cefalù un casinò non esisterà. Lo afferma il presidente del consiglio comunale, Antonio Franco,  che in una lettera inviata a cefalunews afferma: «Faccio appello all’autorevolezza e all’intelligenza delle due massime autorità, politica e spirituale, della nostra Cefalù, cioè il Sindaco e il Vescovo – scrive Franco – affinché la città del Cristo Pantocratore non subisca l’oltraggio di venire accostata alla casa degli psicolabili ammorbati dal gioco e di quanti furbescamente e vergognosamente speculano su tale diffusa ossessione, operatori privati o pubblici che siano». Il Presidente si auspica che i denari da buttare in una simile struttura siano investiti in un serio rilancio economico e produttivo di Cefalù.

Franco fa notare che la storia del casinò a Cefalù è «una minestra riscaldata». Nel gennaio del 2003, infatti, è venuta fuori l’idea del casinò. «Fu cestinata in fretta – dice – dopo che persino il Sindaco Vicari si vide costretta a un rapido dietro-front dall’iniziale entusiasmo, dopo l’indignazione espressa da molti di noi e soprattutto un duro, nobile intervento del Vescovo di allora, Mons. Sgalambro».

Il Presidente riporta le parole che lui stesso il 9 gennaio di quel 2003 ha usato per criticare l’idea: «All’Ars è saltata fuori la proposta di istituire un casinò, tra gli altri, anche a Cefalù: se è in tal modo che si vuol risolvere il problema del turismo e del lavoro potremmo dire che siamo tra le tenebre più fitte! Invece di infrastrutture, servizi essenziali, collegamenti, la Regione cosa fa? Si mette a fare la biscazziera, favorendo il diffondersi della malattia del gioco. Già, a cosa servono i casinò se non a speculare su una delle manie più diffuse nella nostra società? D’altronde, l’aumento abnorme di lotterie, giochi e giochini ha creato da qualche tempo un’insana corsa al guadagno facile, che spesso causa rovine di patrimoni, disturbi psichici e conflitti familiari. Ma, a quanto pare, la Psicologia, che pure parla di ricorrenti gravissime nevrosi dei giocatori e di una vera “droga” del gioco con tanto di crisi di dipendenza e di astinenza, non è materia nota agli (assai poco) onorevoli proponenti […] Cefalù è stata finora conosciuta per la sua Cattedrale, la Rocca, il mare, Gibilmanna, l’Antonello da Messina: il solo incubo che il suo nome possa essere accostato alla fogna degli istinti più disonesti, dove la persona striscia ai piedi dell’idolo d’oro, per implorare qualche turpe e fuggevole favore, fa rivoltare lo stomaco e inchioda gli Amministratori di questa Città a dimostrare i loro valori, i loro principi morali e il loro senso di responsabilità. Si realizzino progetti seri di sviluppo del grande potenziale economico locale e si propongano nel modo migliore le reali bellezze di Cefalù: si dica un secco no! al gioco d’azzardo istituzionale, al volgare effimero luccichio di illusioni, alla truffa legalizzata a danno dei deboli e dei malati. Mai un casinò a Cefalù!».

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