“In Italia non è presente una disciplina degli esports, la cui adozione è ormai improcastinabile alla luce della rilevanza, ormai non soltanto economica, del fenomeno. Negli ultimi anni sono state presentate molteplici proposte di legge. Inoltre, con la risoluzione adottata il 10 novembre 2022, il Parlamento europeo invita Commissione e Consiglio a intervenire in materia di esports e videogiochi. Lo fa sottolineando l’importanza economica e sociale di tale fenomeni, pur senza prescindere dal considerare i rischi agli stessi legati. Si sottolinea che esports e sport sono settori differenti, pur potendo efficacemente integrarsi, promuovendo sani valori e sani principi. Alla luce della natura senza confini del fenomeno esports, si considera l’Unione europea il livello più appropriato per disciplinarlo, quantomeno nei principi”.

Lo ha detto Niccolò Travia, Managing Partner dello Studio Lorenzoni, intervenendo al convegno “Criticità e potenzialità degli Esports in Italia: proposte per lo sviluppo del settore” presso la Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto a Roma.

“In seguito alla vicenda lan-gate ci sono stati diversi interventi da parte di ADM inerenti la gestione degli apparecchi da intrattenimento senza vincita in denaro. Con il protocollo d’intesa tra ADM e Coni sono stati poi dettati i criteri di carattere soggettivo e oggettivo per la qualificazione di tali apparecchi che, in quanto utilizzati ad uso sportivo, non devono essere sottoposti alla disciplina di cui all’art. 110, co. 7, T.U.L.P.S.. Non è chiaro, tuttavia, se e in quali termini, tali indicazioni possano trovare applicazione ai dispositivi utilizzati per l’attività e-sportiva. Il fatto che attraverso i terminali utilizzati per l’attività e-sportiva ci sia la possibilità di installare dei software per il gioco d’azzardo crea una situazione che dovrebbe essere gestita dal punto di vista delle regole tecniche. Bisogna trovare un minimo comune denominatore che consenta ad ADM di accertare se sui terminali è installato solo il software per l’attività e-sportiva e non altro. Poi bisognerebbe istituire un’entità diversa o affidare a un ente già esistente, ad esempio al Coni, la vigilanza amministrativa sul settore, escludendo ADM dall’attività gestionale e sanzionatoria”, ha concluso Travia.

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