Sale giochi, sale slot, sale scommesse, bingo. Completamente chiusi dallo scorso ottobre senza una data per la riapertura. Il mondo del gioco legale è sceso in piazza oggi a Genova con un presidio organizzato dai sindacati davanti alla prefettura per chiedere certezze sulla ripartenza e garanzie per un settore che in Liguria occupa circa 500 lavoratori, 200 solo a Genova.
“Chiediamo di uscire dall’incertezza in cui siamo da ottobre scorso nonostante i numerosi protocolli sulla sicurezza Covid sottoscritti a livello nazionale e locale che hanno garantito lavoro in sicurezza per tutta l’estate.- spiega Samantha Merlo, segretaria regionale della Uiltucs -. Chiediamo dignità, soprattutto perché in queste realtà lavorano tante donne e il lavoro femminile è stato messo fortemente in discussione dalla pandemia, senza considerare che il gioco legale permette di allontanarsi dalle insidie del gioco d’azzardo che non fa altro che alimentare la delinquenza e la criminalità organizzata“. E’ quanto si legge su genova24.it.
“Questo è un settore completamente dimenticato, ma comunque importante – aggiunge Silvia Avanzino, segretaria generale della Fisascat Cisl Liguria -. Un settore che porta con sé due grossi problemi: uno è sociale ed è quello della ludopatia, che però bisognerebbe risolvere in altri tavoli e non con queste chiusure, e l’altro è l‘illegalità. Si è deciso di chiudere senza confrontarsi e questo genera perdita di reddito e ovviamente il proliferare dell’illegalità. La richiesta è quella di riaprire in sicurezza perché le misure ci sono”.
“Stiamo parlando di aziende che operano nella legalità totale e che hanno sempre dato una risposta attraverso quello che le istituzioni spesso hanno contrastato attraverso i limiti alle aperture – avverte Maurizio Fiore, segretario regionale della Filcams Cgil -. Questi lavoratori hanno bisogno di risposte. Rischiamo una situazione molto preoccupante”.
Daniele Boccardi è il responsabile della sala del Miramare, in zona Principe: “È da 7 mesi che siamo chiusi senza una data di riapertura certa. Il motivo non è dovuto al Covid, ma a una parte politica italiana che da anni per combattere la ludopatia vuole portare il gioco nelle mani dell’illegalità e ci sta anche riuscendo tanto che negli ultimi mesi il gioco illegale sta prendendo piede e sta creando diversi problemi di ordine pubblico. Finora la cassa integrazione ce l’hanno anticipata, si parla del 50% di uno stipendio normale. Non oso immaginare come facciano i colleghi che non vedono soldi da due o tre mesi. È una situazione difficile che non conviene a nessuno anche perché il gioco legale è la terza industria in Italia”.
“Siamo stati i primi a chiudere e, a quanto pare, saremo gli ultimi ad aprire – fa eco Mirko Cuccurese, dipendente della sala Augustus di corso Buenos Aires – L’azienda ci sta anticipando la cassa integrazione dal primo giorno che siamo stati chiusi. Però è chiaro che noi vorremmo una data certa per avere meno stress”.
Danilo Oliveri invece è un lavoratore dell’indotto: “Non si parla mai di questa realtà dimenticata. Non abbiamo all’orizzonte punti fermi per la ripresa e gli ammortizzatori sociali vanno a minare la dignità di ogni lavoratori. La chiusura di questo settore ha levato all’erario anche possibili fondi ed entrate che potrebbero essere impiegate per fronteggiare l’emergenza”.